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Altopiano di Cariadeghe, Corna di Caì 1158m e Monte Ucia 1168m

Sull’Altopiano di Cariadeghe la nostra allegria, ma pure mestizia per quella ragazza scomparsa misteriosamente un anno fa. E proprio per caso ci siamo imbattuti nella piccola targa posta dal Comune di Serle a ricordo di Iushra, dove (probabilmente) fu vista per l’ultima volta. E lì ci siamo fermati in raccoglimento.

Dal parcheggio del “Rifugio Alpini” di Serle, con un cammino circolare, abbiamo raggiunto la cima “Ucia”, la “Corna di Caì”, e il “Monastero di S. Bartolomeo”: l’antico “San Pietro in Monte” edificato nel 1039.

Dislivello positivo di circa 500 metri per una distanza di 9 km.

(articolo di Eligio)

Foto

Pietra Parcellara m 866 e Pietra Perduca m 659

A distanza di 2 anni, siamo ritornati col gruppo B alla pietra Parcellara e alla pietra Perduca, oggi la giornata è stata un po’ meno limpida e il panorama più diafano, ma la bellezza e la magia di questi luoghi sempre intatta.

Raggiunta in auto la frazione di Donceto del comune di Travo PC, poco fuori l’abitato abbiamo parcheggiato nel piccolo spiazzo alla partenza del sentiero 167, che da ripida stradina sterrata, diventa un ombreggiato sentiero boschivo fino alle prime rocce e subito un bel pulpito panoramico sulla val Valtrebbia.

Giunti al bivio, fra le due possibilità di salita, siamo voltati a dx per il percorso roccioso, che riserva un’ initterrotta serie di scorci panoramici e divertenti arrampicate su facili rocce, che ci hanno portato alla bella croce di vetta in ferro battuto, purtroppo avvolti in una nuvola di formiche volanti che proprio oggi hanno deciso la loro festa della fecondità.

Come ricordato da Eligio nel video, non si è vista la capretta che ci aveva accolto e accompagnato nella gita precedente e arrivati in vetta, sulla croce una sua fotografia a perenne ricordo, ci ha confermato la brutta notizia della dipartita. Non poco onore si è guadagnato il simpatico quadrupede.

Scesi dal sentiero a nord, dopo piccola sosta all’oratorio Parcellara, abbiamo proseguito verso dx per pietra Perduca, che si presenta scura e avvolta nella sua aura magica all’uscita dal bosco, con incastonato l’antichissimo oratorio di Sant’Anna del X secolo.

Altra interessante curiosità di questa strana grande roccia magmatica, sono alcune vasche squadrate scavate, nella cui acqua dovrebbero vivere, secondo il pannello informativo, dei rari tritoni, che però noi non siamo riusciti a vedere.

Dopo la sosta picnic, un gradevole sentiero orizzontale nei campi inclinati, ci porta, attraversando la piccola frazioncina Montà, sulla strada rurale asfaltata e l’anello si chiude al punto di partenza.

Percorso 7,5 km in 4 ore e 30 min con 530 m di dislivello.

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Monte Cas m 779 da Campione

Gita superpanoramica sui sentieri di Zanzanù, famoso fuorilegge bresciano, che trovò la morte a Tgnale il 17 agosto 1617.

Si parte a riva di lago, dal bellissimo borgo di Campione del Garda, imboccando dietro i ruderi della vecchia cartiera il sntiero n° 110, corrispondente al percorso quotidiano degli operai di Tremosine che vi lavoravano, che risale la stretta gola fra le maestose e incombenti pareti rocciose.

Dopo il primo tratto di scalini si arriva alla canalizzazione d’acqua e si percorre la bassa galleria debolmente illuminata, fino alla segnaletica Cai voltando a dx in direzione Pregasio (Tremosine).

Poco dopo una invitante deviazione a sx scende in una bellissima forra visibile dal greto del torrente che sgorga dalla diga.

Riguadaggnato il sentiero 110, si sale alla frazione Pregasio, fra splendidi antichi uliveti poi a sx si scende alla piccola frazione Cadignano e da qui, il sentiero 204 ci conduce a fondovalle sul Pontesel, antico ponte in pietra su un’altra impressionante forra, da dove si risale a frazione Prabione del comune di Tignale.

Uscendo dall’abitato, a sx c’è il boschivo versante ovest del monte Cas, ma siamo proseguiti per visitare la frazione Gardola, e, dopo esserci riforniti di pane, mortadella e robusto vino rosso, siamo saliti al santuario di Monte Castello e da qui in vetta al monte Cas.

Nell’interessante chiesa del santuario è conservato un grande ex voto, dipinto da Giovanni Andrea Bertanza, che narra la storia dell’inseguimento e dell’uccisione del bandito da parte dei tignalesi.

Altro motivo di grande interesse storico, le postazioni militari della grande guerra sul monte Cas, dove vennero piazzati cannoni a picco sul Garda.

Siamo scesi a nord per la traccia 266 seguendo le indicazioni Campione, fino al ricongiungimento con l’iniziale scalinata.

Percorsi 20 km in 8 ore e 30 min con dislivello di 800 m

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Cima Castellaccio m 2535

In una bellissima giornata abbiamo ripercorso i passi che con grande sofferenza, i nostri nonni percorrevano in condizioni ben peggiori un secolo fa.

Questo bellissimo sentiero 641, di Casamadre, è costellato di trincee e opere di fortificazione della grande guerra, quindi oltre che nella bellezza della montagna si cammina nella storia, qui era il fronte italiano, mentre dall’altro lato del Tonale il fronte austriaco.

Il percorso inizia all’uscita dell’ultima curva prima del passo, prendendo la stradina sterrata a dx, dove dopo poco vi è l’arrivo della pista da sci e sempre a dx si vede il segnavia 41 ( ora 641), un pannello illustra il sentiero con interessanti cenni storici.

Il primo tratto è una strada militare piuttosto larga, proseguendo diventa un sentiero ben segnalato e ben tenuto, dal quale si staccano alcune deviazioni che portano ai resti degli insediamenti militari e ai punti di osservazione, oggi punti panoramici.

Camminando tranquillamente e con numerose soste per raccogliere mirtilli e lamponi, siamo arrivati in vetta in 2 ore e 15 min.

Nella parte superiore del cammino, è spettacolare la vista a sud sulla Calotta, Il Salimmo e la vedretta del Pisgana e a nord sul passo del Tonale e le montagne del fronte austriaco.

Il ritorno per la stessa via.

Percorso 8,3 km con 700 mt di dislivello in 5 ore e 45 min.

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Lago Pisgana m 2520

Lago Pisgana m 2520

Sempreverdi gruppo B

Il laghetto Pisgana, chiude la val Sozzine e fa da specchio alla vedretta del Pisgana, in un quadro di paesaggio montano spettacolare, che merita e ripaga il cammino per raggiungerlo.

Certo, fa un po’ tristezza vedere oggi la vedretta e pensare alle foto del passato, dove il ghiaccio scendeva nell’acqua, mentre ora si ferma molti metri più in alto, ma lo spettacolo rimane comunque meraviglioso.

Lasciate le auto nel piccolo spazio davanti a case Sozzine, poco oltre il parco, abbiamo preso la strada forestale che conduce alla piccola diga, deviando poco dopo per la scorciatoia a dx nel bosco, che si riunisce alla strada più in alto.

Sul percorso si trova un vecchio palo segnaletico arrugginito e poco leggibile, che indica a sx il Passo Castellaccio e proseguendo sulla traccia 41, 6.30 ore per il rifugio Garibaldi e la Calotta.

Giunti alla presa d’acqua dell’Enel, si trova una curiosa distesa di sabbia che sembra una spiaggia fuori posto, e poco distante il commovente masso di granito che ricorda i fratelli Agostino e Renato Martinelli, morti in montagna a breve distanza di tempo.

A quota duemila, ecco la prima cascata del Narcanello, uno dei due padri del fiume Oglio, che scende grandiosa sui grandi massi levigati, proseguendo, il sentiero si fa più impegnativo e si raggiunge la seconda impetuosa cascata, mentre la valle si fa sempre più selvaggia.

Il cammino prosegue su massi di granito e tratti ripidi, a volte attrezzati con catena, la vegetazione lentamente scompare e si presentano divertenti attraversamenti di ruscelli, fino ad aprirsi sul magnifico spettacolo del laghetto.

Dopo un’ora di allegra sosta in questo paradiso siamo ridiscesi ripercorrendo i nostri passi, mentre l’aumento del disgelo con l’avanzare della giornata, h

a reso più avventurosi gli attraversamenti dei ruscelli.

Percorsi circa 12 km in 7 ore e 30 con dislivello di 1170 m

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Monte Visolo m 2369

Sempreverdi gruppo B

Parcheggiato all’albergo Neve presso il passo Presolana, abbiamo dovuto attendere che spiovesse prima di avviarci e prendere subito a sx il sentiero 315 del pizzo Presolana, molto scivoloso per fango e radici bagnate. Nei pressi di baita Cassinelli, deviando a dx abbiamo seguito il 316, risalendo il ripido prato, che più in alto, con ampie curve e un panoramico traversone, porta all’ultimo tratto per la vetta.

Fortunatamente il tempo si è aperto e ci ha regalato spettacolare vista della Presolana e dintorni.

In questa memorabile gita abbiamo avuto un ospite senza dubbio eccezionale, Enrico, un coraggioso ragazzo cieco, che ama moltissimo la montagna, e che guidato dal nostro Giordano, che, con tutta la nostra ammirazione, lo accompagna da molti anni, ha dimostrato una sorprendente capacita di muoversi su un sentiero impegnativo per tutti, roccioso e scivoloso.

Siamo tornati per la stessa via, seguiti poco dopo dal gruppo A, salito al Visolo dalla ferrata del Passo della Porta.

Percorsi 9,5 km con 1238 m di dislivello, in 6 ore e 30 minuti.

Foto

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Passo Belviso m 2518 monte Gleno m 2882

Sempreverdi gruppo B

Oggi la nostra camminata ha percorso per tutta la sua lunghezza l’idilliaca valle del Gleno, pendii erbosi solcati da ruscelli che sgorgano dalle pareti rocciose, l’ambiente intimo e selvaggio delle Orobie.

Lasciate le vetture a Vilminore di Scalve, si prende obbligatoriamente in questa stagione, la navetta per la frazione di Pianezza a 1260 m, che con i suoi 35 abitanti non può ospitare tutte le automobili dei turisti.

Da qui si seguono le indicazioni per i ruderi della diga del Gleno (sentiero 411), testimonianza della tragedia del 1923, che si raggiungono in meno di un’ora. Attraversato il ponticello, si costeggia il lago e si percorre tutto il ben segnato e visibile sentiero, che risale la valle, fino a incontrare un grosso omino di pietre con cartelli e indicazione 50′ per il passo Belviso. Qui la deviazione verso sx (lato dx orografico) porta al passo del Bondione e al pizzo Tre confini, noi proseguiamo verso il fondovalle e dopo poco, a un secondo bivio, si stacca il sentiero per il monte Gleno, preso poco prima dagli amici del gruppo A, mentre noi proseguiamo dritti e raggiungiamo la nostra meta in poco più di 3 ore e mezzo da Pianezza.

Qui ci attendeva una famiglia di stambecchi dalle lunghissime corna e la bella vista del lago di Belviso e la valle del Vò.

Dopo il picnic, abbiamo percorso un breve tratto del sentiero per il Rif Tagliaferri, fino a una gola che apre il panorama sulla valle, senza riuscire a vedere il rifugio e abbiamo iniziato la lunga discesa del ritorno per lo stesso cammino.

Alla diga ci siamo ricongiunti con il gruppo A, di ritorno dalla cima del Gleno e assieme siamo ridiscesi a Pianezza.

Percorsi circa 19 km con 1350 m di dislivello in 7 ore e mezzo.

Gruppo A

Il gruppo A ha seguito lo stesso percorso fino al bivio per il monte Gleno, che si incontra poco dopo il bivio per il passo del Bondione, seguendo poi il ripido sentiero a sx, che contrassegnato da bolli rossi e alcuni ometti, porta al goletto di Gleno e da qui ancora a sx per la cima, risalendo una traccia sul ripido pendio di detriti e roccette friabili.

Discesa per lo stesso itinerario.

Percorso circa 19 km con 1632 m di dislivello in 7 ore e mezzo

Foto passo Belviso

Foto monte Gleno

GPS passo Belviso

GPS monte Gleno

Mappa Google passo Belviso

Mappa Google monte Gleno

Passo di val Cané m 2674

Partenza da “Cortebona” in “Val di Canè” (1766 m – ore 8:00) e, mentre il “Gruppo A” dei Sempreverdi si avvia per la più impegnativa ascesa al “Monte Coleazzo” (3006 m), noi prendiamo il facile sentiero 165 che, fiancheggiando il “Torrente Fiumeclo”, sale verso il “Bivacco Valzaroten (2214 m – ore 9:00). Il tempo non è clemente, è prevista una leggera pioggia ancor prima di arrivare alla meta: il “Passo Val di Canè” (2674 m). Infatti, raggiunta la conca contenente i “Laghetti di Pietra Rossa” (2585 m), indossiamo gli indumenti protettivi, senza perdere l’allegria che (dalla partenza) pervade la nostra piccola brigata. Così alle ore 10:25 siamo al valico, e dopo le rituali foto ritorniamo a valle, fermandoci presso il “Bivacco Valzaroten” per un breve ristoro.
Dislivello positivo: 1000 metri circa
Distanza percorsa: 10.7 km
Durata escursione: 4:53 ore

 

Lago di Boss m 2130, passo Blisie m 2365 e rif Prudenzini m 2235

Come spesso succede nei nostri programmi, una gita pensata tranquilla e contenuta, si rivela sorprendentemente memorabile, ma non ci aspettiamo mai meno dalle nostre montagne di casa.

Partiti da Fabrezza alle 8, dopo il superamento del primo tratto a tornanti, presa la deviazione a dx con indicazione sentiero 87, si risale un comodo percorso su vecchia strada militare, arrivando nella stupenda conca fiorita, con il laghetto e il confortevole bivacco.

Breve sosta e sempre proseguendo la traccia 87, siamo saliti al passo Blisie, bellissimo quanto selvaggio, una sottile cresta di rocce, verde e fiori.

Tornati al bivacco, per la discesa abbiamo seguito la traccia a dx, un affascinante sentiero fra l’erba alta e una spettacolare fioritura, che mantenendosi per un buon tratto in quota, offre spettacolari scorci sulla valle del Salarno, per confluire nella strada in prossimità della bassa diga del lago asciutto.

Considerando l’ora buona, si è deciso per un caffè al Prudenzini, prima del ritorno a Fabrezza.

22,5 km con 1300 m di dislivello in 8 ore e 15 minuti, in tutta calma e allegrissima compagnia.

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