Da Ponte del Guat a m. 1528 al Rifugio Serafino Gnutti a m. 2166, per la Val Miller. Pernottamento in rifugio. Secondo giorno, per via ferrata Terzulli al Passo Adamello a m. 3240 e Cima Adamello a m. 3539.
Passo del Tonale, impianto a fune Adamello Ski per passo Paradiso m. 2573, Passo del Castellaccio m. 2963, Capanna Lagoscuro m. 3160, Passo Lagoscuro m. 2970, Cima Payer m. 3056, Passo Presena m. 3000 e Cima Presena m. 3069.
16/06/2021, il gruppo Sempreverdi riprende, ufficialmente, a camminare sulle amate montagne e lo fa con un escursione ad anello che comprende il giro del Cornone di Blumone con l’ascesa a Cima Laione m. 2763. Località di partenza, Rifugio Nikolajewka (Piana del Gaver) m. 1511, si raggiunge Malga Laione di Sotto e per sentiero n° 17 Malga Lione di Sopra a m. 1819, Casinetto di Laione e Rifugio Tita Secchi ( Lago della Vacca) m. 2367. Poche centinaia di metri e si prosegue ormai su pendio innevato fino a Passo Blumone m. 2633 e all’attacco della dorsale, ormai libera da neve, che conduce alla cima di Laione m. 2763. Completa il giro la lunga discesa che porta nelle immediate vicinanze del Bivacco Casinello di Blumone m. 2099(sentiero n° 26), a Malga Blumone di sopra e Rifugio Nikolajewka.
Giunti a Saviore proseguiamo in direzione Fabrezza (m. 1458), dove parcheggiamo le auto e ci incamminiamo lungo la mulattiera che, dopo aver superato parecchi tornanti, ci immette nella Val Salarno. Proseguiamo per un tratto pianeggiante fino alla Malga Macesso di Sotto (m.1759) dove, alla sinistra della stessa, seguiamo la traccia che sale a mezza costa fino alla Malga Macesso di Sopra (m. 1935). Superiamo il pianoro, ormai zona umida, di quello che un tempo era il Lago Macesso e raggiungiamo il Lago Salarno. Costeggiamo la sua sponda sinistra e in breve siamo al vicino Lago di Dosazzo e alla omonima Malga. Procediamo dritti e, dopo aver superato l’ultimo breve ma ripido tratto, raggiungiamo il Rifugio Prudenzini (m. 2235). Facciamo ritorno a Fabrezza per lo stesso itinerario ripercorso a ritroso.
Distanza Percorsa Km 17,00 Ascesa Totale D+ m. 860
Il laghetto Pisgana, chiude la val Sozzine e fa da specchio alla vedretta del Pisgana, in un quadro di paesaggio montano spettacolare, che merita e ripaga il cammino per raggiungerlo.
Certo, fa un po’ tristezza vedere oggi la vedretta e pensare alle foto del passato, dove il ghiaccio scendeva nell’acqua, mentre ora si ferma molti metri più in alto, ma lo spettacolo rimane comunque meraviglioso.
Lasciate le auto nel piccolo spazio davanti a case Sozzine, poco oltre il parco, abbiamo preso la strada forestale che conduce alla piccola diga, deviando poco dopo per la scorciatoia a dx nel bosco, che si riunisce alla strada più in alto.
Sul percorso si trova un vecchio palo segnaletico arrugginito e poco leggibile, che indica a sx il Passo Castellaccio e proseguendo sulla traccia 41, 6.30 ore per il rifugio Garibaldi e la Calotta.
Giunti alla presa d’acqua dell’Enel, si trova una curiosa distesa di sabbia che sembra una spiaggia fuori posto, e poco distante il commovente masso di granito che ricorda i fratelli Agostino e Renato Martinelli, morti in montagna a breve distanza di tempo.
A quota duemila, ecco la prima cascata del Narcanello, uno dei due padri del fiume Oglio, che scende grandiosa sui grandi massi levigati, proseguendo, il sentiero si fa più impegnativo e si raggiunge la seconda impetuosa cascata, mentre la valle si fa sempre più selvaggia.
Il cammino prosegue su massi di granito e tratti ripidi, a volte attrezzati con catena, la vegetazione lentamente scompare e si presentano divertenti attraversamenti di ruscelli, fino ad aprirsi sul magnifico spettacolo del laghetto.
Dopo un’ora di allegra sosta in questo paradiso siamo ridiscesi ripercorrendo i nostri passi, mentre l’aumento del disgelo con l’avanzare della giornata, h
a reso più avventurosi gli attraversamenti dei ruscelli.
Percorsi circa 12 km in 7 ore e 30 con dislivello di 1170 m
Come spesso succede nei nostri programmi, una gita pensata tranquilla e contenuta, si rivela sorprendentemente memorabile, ma non ci aspettiamo mai meno dalle nostre montagne di casa.
Partiti da Fabrezza alle 8, dopo il superamento del primo tratto a tornanti, presa la deviazione a dx con indicazione sentiero 87, si risale un comodo percorso su vecchia strada militare, arrivando nella stupenda conca fiorita, con il laghetto e il confortevole bivacco.
Breve sosta e sempre proseguendo la traccia 87, siamo saliti al passo Blisie, bellissimo quanto selvaggio, una sottile cresta di rocce, verde e fiori.
Tornati al bivacco, per la discesa abbiamo seguito la traccia a dx, un affascinante sentiero fra l’erba alta e una spettacolare fioritura, che mantenendosi per un buon tratto in quota, offre spettacolari scorci sulla valle del Salarno, per confluire nella strada in prossimità della bassa diga del lago asciutto.
Considerando l’ora buona, si è deciso per un caffè al Prudenzini, prima del ritorno a Fabrezza.
22,5 km con 1300 m di dislivello in 8 ore e 15 minuti, in tutta calma e allegrissima compagnia.
Percorsa per intero la Val Daone (TN), lasciamo le auto nell’ampio parcheggio di Malga Bissina a m. 1800 e ci incamminiamo lungo l’ampia e breve carrareccia che conduce ad uno spiazzo dove, alla sinistra dello stesso, seguiamo l’indicazione, segnavia n°242, per Passo di Campo. Il sentiero inizialmente perde quota per poi traversare e risalire in leggera ascesa fino all’ampia conca del lago di Campo a m. 1944. Superato l’ultimo rado tratto boschivo saliamo, ormai su spazi prativi con un unico breve tratto ghiaioso, e raggiungiamo Passo Campo a m. 2298. Svoltiamo a sinistra su sentiero n°1 che divalla leggermente e traversa in leggera ascesa fino al bivio, un grande masso ne riporta la direzione, per il monte Re di Castello. Lasciamo sulla destra il n°1 e percorriamo la vecchia mulattiera militare che poco dopo si perde fra grossi blocchi granitici e ampi nevai. Proseguiamo dritti seguendo gli ometti di pietra fino a raggiungere, sotto la vetta, una traccia di sentiero su piccoli detriti che ci conduce alla sommità del Monte Re di Castello a m. 2889. Ritorniamo alla Malga Bissina ripercorrendo lo stesso itinerario a ritroso.
Distanza percorsa Km 13,00 Ascesa totale m. 1200 D+
Lasciamo le auto nel parcheggio sito poco prima degli impianti “funivie di Pejo” e raggiungiamo il Doss dei Cembri a quota 2315 metri, località di partenza dell’escursione odierna, con l’ausilio della telecabina e di una seggiovia. Da qui risaliamo brevemente un tratto di strada sterrata per poi deviare a destra su sentiero CAI n°139. Lo percorriamo fino al bivio con indicazione sentiero dei Tedeschi, che noi ignoriamo, e ci innestiamo a destra sul CAI n°105. Arriviamo sul crinale a m. 2504, alla nostra destra poco sopra di noi la piccola cima del Vioz, proseguiamo, aggiriamo il Dente del Vioz a quota m. 2905 e giungiamo al risalto roccioso del Brich a m.3200. Il sentiero sale zigzagante a ridosso della dorsale che scende dalla sommità del monte Vioz e La traccia è ben visibile in quanto la neve è sostanzialmente ridotta a brevi e rare coperture. Aggiriamo il rifugio Città di Mantova a m. 3535, risaliamo la dorsale, parzialmente innevata, per la traccia che punta diritta alla grande croce di legno e raggiungiamo la cima del Monte Vioz a m. 3645. Discendiamo per la Vedretta di Vioz e ci portiamo sulla Cima Linke a m. 3631 dove commemoriamo, con la lettura e la posa di una poesia, la prematura scomparsa di un caro amico del gruppo Sempreverdi. Facciamo ritorno ripercorrendo lo stesso itinerario a ritroso con un’unica variante, una fitta e sottile grandinata che ci accompagna per buona parte del percorso.
Distanza percorsa Km 14,500 Ascesa Totale m. 1450 (D+)
Giunti al Passo del Tonale, a m.1883, lasciamo le auto alla partenza dell’ormai dismesso impianto a fune che collegava il Tonale al Passo del Paradiso a m. 2573 e risaliamo la pista Paradiso ancora, per buona parte, abbondantemente innevata. Giunti al Passo proseguiamo lungo la pista del Presena, su moderata ascesa, fino al rinnovato “Rifugio Alpino” Capanna Presena a m.2753. Continuiamo, sempre a bordo pista, mantenendoci sulla sinistra per non intralciare il lavoro della stesura dei teli geotessili, a cura degli operatori degli impianti, atti a tamponare lo scioglimento del ghiacciaio nel periodo estivo. Calziamo i ramponi in prossimità del tratto più verticale della pista, traversiamo diagonalmente per poi puntare dritti la parte finale che conduce al Passo Presena a m.3000. Aggiriamo la struttura dell’impianto di risalita e inerpicandoci lungo la cresta, breve ma verticale, raggiungiamo la sommità di Cima Presena a m. 3069. Ritorniamo al Tonale per lo stesso itinerario, percorso a ritroso.
Dal parcheggio scendiamo lungo una strada che in breve tempo ci conduce al ponte, sul torrente Caffaro, che attraversiamo e ci dirigiamo a sinistra in direzione segnavia 401 direttissima.
Il sentiero si estende, inizialmente, lungo un bosco di abeti che alterna discrete pendenze a radure pianeggianti per poi raggiungere la vallata, un sempre più innevato pianoro, ai piedi del monte Bruffione.
Sulla destra di un piccolo torrente individuiamo un segnavia semicoperto dalla coltre nevosa.
Attraversiamo il piccolo corso d’acqua e ci inerpichiamo lungo il sentiero sfruttando, per un tratto, la traccia di due escursionisti ai quali cediamo il passo.
Riguadagniamo poi la testa del gruppo e proseguiamo dritti fino poco sotto il passo Boia 2550 m, dove, dopo aver valutato il sempre più abbondante innevamento, il tempo di percorrenza che ancora ci separava dalla cima e il tempo di ritorno alla Piana del Gaver, decidiamo di desistere dall’ascesa alla vetta del monte Bruffione.
Ascesa totale m.1020, Km percorsi 11, Durata escursione ore 06,11