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Passo di Gallinera e bivacco Festa – 2330 m

Passo di Gallinera -bivacco Festa

La prima gita del gruppo B dei Sempreverdi (la classe dei ripetenti), non poteva andare meglio, compagnia decisamente euforica.

Partiti dal rifugio alla cascata di Vezza d’Oglio, trovando sempre tempo ideale, siamo saliti abbastanza velocemente al rifugio Occhi all’Aviolo (50′) e al passo di Gallinera (2h e 50’tot) seguendo il tratto finale del sentiero n° 1, che proseguendo dopo il passo, termina alla centrale idroelettrica di Edolo.

Lunga sosta nello splendido paesaggio attorno al bivacco Festa, in una fioritura di Nontiscordardimè, Vaniglioni, magnifiche Stelle alpine e ranuncoli.

Tornando per la stessa via, piccola deviazione verso l’osservatorio faunistico, che ci riserva la sorpresa di un piccolo mistero, il fontanile de “l’aivå che boi”. Una piccola sorgente di acqua limpidissima, sul fondo della quale si vede la sabbia che ribolle in piccoli crateri, mossa dall’acqua che sale dal terreno.

Giunti al lago Aviolo, la temperatura abbastanza alta, ha ispirato i temerari Fausto e Antonietta a un tuffo nelle gelide acque, la nuotata in verità è durata poco, ma la loro felicità all’uscita palpabile.

Ulteriore sosta al rifugio Occhi e rientro alle vetture.

Percorso 10 km in 6h e 30′ dislivello 950 m

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Monte Trabucco m 2230

Monte Trabucco (m 2228).

Nel nostro programma invernale, l’ascesa al monte Trabucco fu classificata come una buona ciaspolata, impegnativa ma per tutti. Invece senza neve, la conquista della meta è stata del tutto simile a quella di un’escursione estiva. Di diverso il freddo pungente e i pensieri mandati a quest’inverno così siccitoso. Siamo partiti da Campolaro di Prestine (ore 8:20) seguendo le indicazioni del “Sentiero Irene Gatti”, facilmente individuato e percorribile fino alla meta (ore 10:25). Niente altro da segnalare, se non la caduta della gran croce sommitale per il vento dello scorso ottobre, ma pure  per il deterioramento del legno. Intorno alla quale ci siamo intrattenuti a lungo, per concludere l’escursione a Campolaro (ore 13:20) seguendo lo stesso itinerario. Aggiungiamo una breve nota a proposito della dedica a Irene Gatti del sentiero per il Trabucco. Glielo hanno intitolato i cittadini di Castegnato, riconoscenti per la meritevole opera, da lei svolta, verso gli anziani in difficoltà.

Dislivello positivo: m 900. Distanza percorsa: km 10.5

Durata escursione: ore 5

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Corno di Bles m 2755

VideoParcheggiato nella parte alta dell’abitato di Canè m.1500, dopo un breve tratto di strada asfaltata saliamo per sentiero N° 184, una mulattiera selciata, che ci porta in località Saline m. 1665.
Superiamo poi il Roccolo di Arnaldo a m. 1850 e risaliamo il “Canalì de la Tor” che ci conduce alla “Torre dei Pagà” a  m. 2235.
A causa del forte vento decidiamo di salire in vetta passando per il Bivacco Gerù, sentiero CAI N°199.
Superato il bivacco risaliamo il vallone, salendo dal versante nord fino al bivio, per prendere il CAI N°199A, sul ripido pendio, a volte esposto, che conduce alla vetta a m. 2755.
Dopo una breve sosta discendiamo la cresta sud-est che  presenta ripidi sfasciumi, poi nei pressi della “Tor dei Pagà” la discesa si fa più dolce.
Da qui proseguiamo sul sentiero CAI N°166 in direzione Cortabona che percorriamo fino all’incrocio con il CAI N°3.
L’itinerario è in leggera ascesa fino alla  località Saline e con il CAI N°184 torniamo a Canè.
Ascesa m.1500, Km 13,500, ore 06,00

Cima Monticello m 3152

Partiamo alle 8.00 dala località di CORTEBONA (m 1766), raggiunta per sterrata andando oltre l’abitato di Canè (Val Camonica – Brescia) e ci inoltriamo nella bella valle di pascoli e larici. Dopo un’ora sostiamo per qualche minuto presso il “Bivacco Valzeroten” (m 2206), riprendendo la facile ascesa sul sentiero Cai n 165 per i “Laghetti di Pietra Rossa” (m 2585) e il “Passo di Canè (m 2674) ore 10.30. Qui inizia la parte più impegnativa dell’escursione. Prendendo a destra verso la “Cima di Pietra Rossa”, in una solitudine di rocce con alcuni tratti molto ripidi, a un certo punto ci troviamo a cercare la “Cima MONTICELLO” (m 3152). Personalmente venni qui nell’ottobre del 2006, allora esiteva la “Vedretta del Monticello”, un piccolo ghiacciaio ora estinto. Adesso il tormentato pianoro sommitale è un esteso sfasciume di rocce, con piccolissimi resti ghiacciati. Così è difficile individuare la nostra meta, che (a un certo punto) dichiariamo: “MONTICELLO” quella che appare essere il dosso più alto (ore 12.10). Sostiamo più di mezz’ora sopra questo gran belvedere, indicandoci vicendevolmente: il Bernina, la punta San Matteo… e le vette che fanno compagnia all’Adamello. Per tornare a valle (ore 12.50) ci guidano (a sinistra) i segni bianco/rossi che discendono in un lungo, unico vallone, la cui prima parte è ripida e il terreno friabile con molti sassi istabili. In questo modo ritroviamo il sentiero n. 165 poco prima del “Bivacco Valzeroten” (ore 14.40). Dopo una sosta ristoratrice, riprendiamo il cammino finale, nell’amena “Valle di Canè”, verso il parcheggio di “CORTEBONA” (ore 15.50). Dislivello positivo: m 1500. Distanza percorsa: km 17 circa. Durata escursione: ore 7.50

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Ferrate Guglielmo

 

Lasciamo l’auto nei pressi del bivio per il sentiero N°230, meglio conosciuto come sentiero dell’Uccellatore, che in 10 minuti porta all’attacco della via ferrata Corna delle Capre.
Fin da subito notiamo la verticalità della via che presenta una prima parte difficile, data l’esposizione e un paio di passaggi anche strapiombanti, comunque ben attrezzata.
Moderatamente difficile la seconda sezione, dove troviamo anche buoni appigli di roccia.
Raggiungiamo la sommità erbosa (m.1360) e ridiscendiamo, dapprima su breve tratto attrezzato, poi lungo il sentiero boschivo fino a riprendere quello dell’Uccellatore.
Lo percorriamo fino all’incrocio con N°227, per poi riprendere il vecchio sentiero che ci porta alla base del Corno del Bene.
La via ferrata è ben attrezzata e presenta meno difficoltà della precedente.
Una volta raggiunta la sommità (m.1685) ridiscendiamo la traccia che porta alla Malga Palmarusso di Sotto (m.1596), dove sostiamo per goderci il meritato pranzo.
Da qui scendiamo per il sentiero N°227 fino all’incrocio con quello N°230 che ci porta direttamente all’auto.
Distanza percorsa Km11,50
Dislivello totale m. 950
Durata complessiva Arrampicata-Escursione ore 7

Cima Salimmo (non raggiunta)

Dal Rifugio PETIPIERRE (m 1920) (Ponte d ilegno), ci incaminiamo sul sentiero n° 40 fino alla “Baita Pozzuolo”, dove distrattamente voltiamo a destra per sentiero n° 40A e non n° 41. Molto avanti ci accorgiamo dell’errore, ma proseguiamo comunque, confidando, una volta raggiunta la “Bocchetta di Casola” (m 2394), in un sentiero alternativo che riconduca verso quello corretto, ma così non è. Perciò, ridiscendiamo fuori traccia fra sfasciumi granitici, fino a riprendere il sentiero n° 40 che percoriamo sino ad un massocon l’indicazione: “Salimmo”. Seguiamo la traccia con segnavia sbiaditi fino al vallone innevato che risaliamo dapprima sulla destra (ma il terreno risulta troppo instabile), poi al centro e puntiamo dritti alla bocchetta di cresta. Poco sotto la “Bocchetta di Valbione” decidiamo di far ritorno, decisione maturata dal mutare delle condizioni meteo.

Dislivello positivo: m 1030. Distanza percorsa: km 14.9. Durata escursione: ore 6:30.

(Testo di Aldo)

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Pizzo Badile Camuno 2435 m

Escursione alpinistica del 20 giugno 2018

Lasciata l’auto in un spiazzo della strada che da Cimbergo (Bs) porta al Volàno (ore 7.30), presto superiamo il “Rifugio De Marie” imboccando il vicino sentiero n. 77. E’ questo sentiero (fino alla ferrata) che desta più preoccupazioni perché spesso è disagevole e (al ritorno) scivoloso. Tuttavia lo affrontiamo con ardore superando di slancio i due tratti con catena. Una gran foschia inizia ad avvolgerci quando calziamo il set da ferrata giunti al rinnovato cavo metallico, ma alle 10.50 siamo in vetta. Per alcuni è un’abitudine, per altri una gioiosa prima volta, solo la nebbia disturba l’evento, però tutti siamo (con soddisfazione) sul Pizzo Badile (m 2435).

Il ritorno è per lo stesso itinerario con una sosta “ristoratrice” presso il “Rifugio De Marie” al Volàno.

Dislivello positivo: m 1172. Distanza percorsa: km 9,600. Durata escursione: ore 7,30

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Monte Muffetto 2062 m

l clima piovoso di questo maggio cambia sovente le nostre mete programmate. Oggi dovevamo esser per una ferrata lecchese, invece saliamo il vicino e familiare “Muffetto” (m. 2060), da Graticelle di Bovegno (Val Trompia). La salita è quasi una linea obliquamente retta di sette km, per boschi e praterie fiorite, passando due malghe (Vestone e Muffetto). Solo la vetta non si vede avvolta da una fitta nebbia, ma almeno non piove. Uguale il ritorno, tanto semplice e colloquiale… da ignorare una deviazione, percorrendo così un tratto di strada in più.

Dislivello positivo: m 1386. Distanza percorsa: 15,3. Durata escursione: ore 6

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Monte Colombé m 2152

Le “sentinelle” della Media Val Camonica (la Concarena e il Pizzo Badile), stamane vegliano l’andar verso il Colombé della più armonica comitiva di Semprerosa e Sempreverdi: dodici donne e sei uomini. Ma oggi è l’otto marzo! chiamate a raccolta da Antonietta, le coloratissime escursioniste sono l’assoluta maggioranza. Tuttavia, l’ascesa verso il cielo (da Paspardo) vuole tutte le nostre energie; chi si ferma dopo due ore di cammino al “Rifugio Colombé”, chi si spinge più in alto, raggiungendo “l’Ancicima della Barbignaga”… Mai i restanti (numerosi), dopo quattro ore pure loro sono in vetta al “Monte Colombé” (m 2152), insieme a degli amici bergamaschi. Dove per tutti l’immenso panorama è il biancore della neve venuta dal cielo nella notte: cielo azzurro, ora striato di vento.

Infine festeggiamo “l’otto marzo” con la tradizionale mimosa: un simbolico gesto di cortesia verso le Semprerosa, quasi a dire che della vita sappiamo anche molto (data la nostra età), ma molto altro, camminando, lo impareremo insieme.

Dislivello positivo: m 1170. Distanza percorsa: km 12. Durata escursione: ore 6:40

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Pianaccio

Classica escursione nei dintorni del “Mortirolo”, partendo (ore 8.40) dal “tornante n. 12” della strada asfaltata che viene da Monno (Brescia – Val Camonica) verso il Passo. Ma per i “raider” è bella e più breve quella vecchia, che termina presso il “Ponte Palù”. Tuttavia noi abbiamo già deviato prima (ad uno sbiadito segnale) verso il Rifugio “Al Lago del Mortirolo”, che raggiungiamo alle10.15. Poi, verso destra, superiamo il celebre Passo caro ai ciclisti. Quindi superiamo pure l’inizio della “Val Varadega”, immettendoci nella “Valle di Grom”, dove il territorio pastorale dolcemente s’innalza verso alcune malghe: è il PIANACCIO (ore 12.00). Tuttavia, il fatto eclatante di questa escursione è la presa d’atto che il gruppo “SEMPREVERDI” non è fatto di soli maschi, ma – da tempo – la bella compagnia è di donne e di uomini. Essendosi queste nominate “SEMPREROSA”, ora il gruppo si chiamerà proprio: “SEMPREROSA-SEMPREVERDI”. Così, e forse mai una “parità di genere”… è stata sancita da un augurante e immerso panorama. Il ritorno è per la “Valle di Grom”: scendiamo direttamente al “Ponte Palù”, quindi al parcheggio del “Tornante 12” (ore 14.25). Dislivello positivo: m 100 circa. Distanza percorsa: km 17. Durata escursione: ore 5.45

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