Tutti gli articoli di Roberto Brescianini

CORNA BLACCA

CORNA BLACCA M.2005

Giunti a San Colombano, Val Trompia, lasciamo le auto nel parcheggio dell’albergo Naani e discendiamo la Via Corna Blacca in direzione centro abitato. La percorriamo fino al ponticello dove voltiamo a destra, indicazione segnavia 350, su ripido e lungo itinerario boschivo che risale la valle dell’Inferno, terminato il quale proseguiamo attraverso cespugli di Pino Mugo. Saliamo diagonalmente, rimanendo sotto le ultime diramazioni dei Monti Paio, su ripido sentiero che ci conduce sulla cresta e di li a poco, superato alcuni roccioni, raggiungiamo la cima della Corna Blacca a m. 2005. Discendiamo, seguendo il segnavia 3V, fino al passo che separa l’omonima corna dal Monte Pezzolina, dove voltiamo a destra, lungo il “Sentiero dei Soldati, fino ad incrociare il 350, percorso in precedenza che ci riconduce a San Colombano.

Distanza percorsa Km 14,00   Ascesa totale D+ 1195 m.

Durata escursione h. 6,08

FOTO

GPS

Mappa Google

TRE CIME DEL BONDONE

TRE CIME DEL BONDONE FERRATA GIULIO SEGATA

Giunti a Viote (TN) lasciamo le auto nei parcheggi antistanti la Capanna Viote, punto di partenza dell’escursione, a m. 1560 e proseguiamo sulla strada provinciale 25 fino alla prima uscita, a destra, su strada sterrata che ci porta ad incrociare il segnavia 636. Inizialmente il sentiero si estende lungo un ripido tratto boschivo per lasciare, man mano saliamo, posto a cespugli di pino mugo e prati erbosi.

Raggiunta la sommità di Cima Verde, a m. 2102, il forte vento che imperversa non accenna a diminuire e ci accompagna lungo tutta la cresta, fino alla deviazione per la Via Ferrata Giulio Sagata. Proseguiamo lungo il versante sud, mentre una parte del gruppo decide di raggiungere il Dos di Abramo raggirando il monolite roccioso dal versante Nord-Ovest.

La comoda cengia attrezzata in breve ci permette di raggiungere l’attacco della via. Subito notiamo l’eccezionale verticalità della parete che risaliamo con costante ausilio del cavo e notevole sforzo fisico. Oltrepassiamo una buia cavità che, da lì a pochi metri, ne sancisce l’uscita della ferrata e raggiungiamo il Dos di Abramo a m. 2133. Ricongiunto il gruppo discendiamo, un tratto, su ripido sentiero in parte attrezzato e continuiamo poi, in leggera ascesa, fino alla base del Monte Cornetto. La aggiriamo a sinistra per il pendio che ci permette di guadagnare la Cima del Cornetto a m. 2180. Facciamo ritorno a Viote discendendo la Costa dei Cavai su sentiero 607.

Distanza percorsa Kn.12,300     Ascesa totale D+ m. 900

Durata escursione h. 5,00

FOTO

GPS

Mappa Google

 

RIFUGIO BARBELLINO FERRATA PIZZO STRINATO

FERRATA PIZZO STRINATO M.2836

Raggiunte Case Grumetti di Valbondione lasciamo l’auto, al termine della strada asfaltata, nell’ampio parcheggio sito nei pressi di una cappelletta che aggiriamo a destra, percorriamo la stradina sterrata per poi voltare a destra al cartello che ne indica la chiusura. Saliamo attraverso il bosco fino ad intercettare l’indicazione per sentiero 332 che seguiamo, per poi raggiungere l’osservatorio Floro Faunistico a m.1340. Proseguiamo fino all’ampia radura che conduce alle pendici della fascia rocciosa. Il sentiero ora si inerpica impervio, attrezzato, nella parte terminale, con catene e cavi metallici che in breve tempo ci permette di guadagnare quota.  Giunti al Rifugio Consoli a m. 1895 lo lasciamo sulla nostra sinistra, passiamo per l’Ostello al Curò e raggiungiamo il Rifugio Curò a m. 1915. Continuiamo, in leggera ascesa, lungo la stradina che costeggia il Lago di Barbellino fino all’omonimo Rifugio a m.2129. Voltiamo a destra e ci inerpichiamo sul detritico sentiero che conduce all’attacco della ferrata del Pizzo Strinato. La ferrata presenta una parte iniziale protetta con catene, una centrale mista roccette ed erba, all’uscita della quale un bel diedro, sicuramente il punto più interessante della scalata, infine un susseguirsi di canaponi portano all’antecima e da lì a poco più in alto, una serie di roccette in arrampicata libera fino alla vetta del Pizzo Strinato a m. 2836. Discendiamo, prestando molta attenzione, per la via normale, una dorsale esposta, non protetta, con scaglie di roccia non sempre stabili. Aggiriamo un salto roccioso e siamo al Rifugio Barbellino. Raggiunto il Rifugio Curò, visto il sopraggiungere di una perturbazione, optiamo di tornare a valle percorrendo il sentiero 305.

Durata escursione h. 9,30

Ascesa D+ 1900

Distanza percorsa Km 24,00

FOTO

GPS

Mappa Google

FERRATA OTTORINO MARANGONI DI MONTE ALBANO

FERRATA OTTORINO MARANGONI MONTE ALBANO MORI

Giunti a Mori (TN) parcheggiamo le auto nelle immediate vicinanze di piazza Cesare Battisti, dove in corrispondenza di un involto ha inizio la stradina che porta al Santuario di Monte Albano e da li ha poco il sentiero che conduce alla via ferrata Ottorino Marangoni. Affrontiamo il primo salto roccioso appositamente privo di attrezzature, l’attacco della via è posto qualche metro più in alto,  e risaliamo la prima sezione, attraverso una serie di camini e brevi traversi attrezzati con numerose staffe. Traversiamo a sinistra per la grande cengia di metà parete. Saliamo un nuovo camino, poi una traversata  a sinistra che percorre buona parte della parete e infine una sequenza di placche e diedri verticali, a volte strapiombanti, ci portano fuori dalla ferrata. Discendiamo seguendo il comodo sentiero, segnalato, di rientro.  La via è ben attrezzata, richiede comunque una buona preparazione atletica, mentre la roccia è spesso lucida.

Durata escursione h. 3,30

Ascesa dislivello + m. 411

Distanza percorsa Km. 4,500

 

CARONA MONTE AGA m. 2720

MONTE AGA M.2720

Giunti a Carona parcheggiamo le auto negli appositi spazi blu, poco oltre l’abitato, previa esposizione di un “gratta e sosta” acquistabile in loco, presso esercizi pubblici, al costo di 2 euro. Proseguiamo sulla carrareccia contrassegnata come sentiero 210 e raggiungiamo la località Pagliari a m. 1314. Continuiamo a seguire la strada che lasciamo più avanti per seguire un tratto boschivo del sentiero 209, per poi immetterci sul 208 fino ad intercettare il sentiero 224 delle Orobie Occidentali che seguiamo fino al Rifugio Fratelli Longo a m.2026. Saliamo rapidamente per un ripido tracciato e raggiungiamo il Lago del Diavolo a m. 2142, dove voltiamo a sinistra su sentiero 253 che in modesta e costante ascesa porta al Passo di Cigola a m. 2486. Poco sotto il passo, in prossimità di un grande masso, voltiamo a destra e ci inerpichiamo per il canalone ricoperto da una discreta nevicata, fino a 30 cm, caduta nei giorni scorsi. Grazie alle basse temperature notturne, saliamo su manto nevoso solido e compatto e raggiungiamo la frastagliata cresta sommitale che porta alla cima del Monte Aga a m. 2720. Ritorniamo a valle per lo stesso itinerario, a ritroso, fatta eccezione per la veloce visita al vicino Passo Cigola.

Distanza percorsa Km 23,00

Ascesa totale D+ m. 1600

Durata escursione h. 07,58

FOTO

GPS

Mappa Google

SAS DLA CRUSC-SAS DLES DIESC

SASSO SANTA CROCE M.2907 E CIMA DIECI M.3026

Posteggiamo le auto nel parcheggio della seggiovia Santa Croce nell’abitato di Badia e raggiungiamo, con l’impianto a fune, la stazione a monte a m.1850. Saliamo, per sentiero n°7, al Rifugio la Crusc, a m.2045, adiacente al quale sorge la chiesa di Santa Croce, oggigiorno meta di pellegrinaggio nella ricorrenza delle celebrazioni liturgiche di Sant’Anna e San Bartolomeo. Proseguiamo a destra su sentiero attrezzato fino alla Forcella della Croce a m. 2612, voltiamo a sinistra lungo il crinale meridionale, una ripida e a tratti sdrucciolevole ascesa che porta alla cima del Sasso della Croce a m.2907. Discendiamo a incrociare il sentiero che porta, in costante ascesa, all’attacco della breve ferrata che si sviluppa lungo lo spigolo meridionale di Cima Dieci a m. 3026. Raggiunta la cima, facciamo ritorno alla Forcella della Croce. Seguiamo il sentiero che discende lungo il versante dell’Alpe di Pices Fanes per poi risalire alla Forcella di   Medesc a m. 2584. Proseguiamo la discesa a valle lungo il vallone detritico della forcella, al termine del quale, voltiamo a destra sul sentiero n° 15 che seguiamo fino all’incrocio con il n° 7, per la stazione a monte della seggiovia che porta a Badia.

Distanza percorsa Km 20   Ascesa D+ m. 1469

Durata escursione h. 8,04

FOTO

GPS

Mappa Google

 

VIA FERRATA BRIGATA TRIDENTINA-CIMA MONTE PISCIADÙ

FERRATA TRIDENTINA CIMA PISCIADÙ M.2985

Dal Passo Gardena scendiamo verso Colfosco e al centro del sesto tornante ci immettiamo nell’ampio parcheggio dove lasciamo le auto, per seguire a sinistra il sentiero che in falso piano, in una decina di minuti, ci conduce al primo tratto ferrato. La prima sezione è attrezzata, sia nella parte iniziale che finale, con una serie di staffe metalliche, mentre  la parete rocciosa si presenta per lunghi tratti bagnata. Terminato il primo tratto incrociamo il sentiero che scende dal Passo Gardena. Proseguiamo a sinistra per sali e scendi e raggiungiamo l’attacco vero e proprio della ferrata Tridentina dove una targa metallica, posta a m. 2040, ne sancisce l’inizio. La roccia è molto ben frastagliata e permette di scalare la via con il solo ausilio delle prese naturali. Raggiungiamo un traverso che passiamo su dei comodi pioli che porta ad una via di fuga. Proseguiamo sul tratto di ferrata più verticale e impegnativo che risale la Torre Exner. Risaliamo una scala metallica, alcune roccette, aggiriamo uno spallone roccioso e attraversiamo il ponte sospeso che collega la Torre all’ultimo tratto di ferrata e in poco tempo siamo al Rifugio F. Cavazza a m. 2585. Seguiamo il sentiero n°666 che costeggia il Lech di Pisciadù a m. 2564 e transitiamo lungo un tratto del Vallone de Pisciadù. Raggiunta la Val de Tita voltiamo a sinistra lungo la dorsale meridionale per il ripido sentiero che zigzagando sale alla vetta del monte Pisciadù a m 2985. Discendiamo al Rifugio Cavazza, per lo stesso itinerario, dove seguiamo un tratto dell’Alta Via 2 fino al Vallone Setus, un ripido vallone detritico, attrezzato nella parte iniziale, che porta al parcheggio.

Distanza percorsa Km 12   Ascesa D+ m.1150

Durata escursione h. 8,03

FOTO

GPS

Mappa Google

FERRATA DELLA PORTA CIMA MONTE VISOLO PASSO DELLA PRESOLANA

FERRATA DELLA PORTA MONTE VISOLO M.2369 PASSO PRESOLANA

Località di partenza Colere m. 1013 s.l.m. Parcheggiamo le auto nei pressi del campo sportivo e saliamo per CAI 402, inizialmente su una strada forestale in ripida salita verso la bastionata nord della parete della Presolana, poi lungo il sentiero fino ad una sella dove incontriamo il CAI 401. Svoltiamo a sinistra attraversiamo un piccolo ghiaione e in pochi minuti raggiungiamo l’attacco della ferrata. Iniziamo risalendo due scalette metalliche, un traverso, una terza scala e un canale roccioso attrezzato. Continuiamo su un susseguirsi di scalette e balzi rocciosi fino al passo della Porta. Proseguiamo verso destra, una breve cengia e una lunga ed esposta scaletta ci conducono attraverso canalini, balzi rocciosi e traversi esposti ad un sentiero di cresta con facili roccette che porta alla conca di origine glaciale. Discendiamo un tratto attrezzato, attraversiamo la conca su moderata pendenza in leggera ascesa e traversiamo a destra per poi risalire gli ultimi metri della cima del monte Visolo a m. 2369. Scendiamo lungo ripidi prati in direzione Baita Cassinelli m. 1568, per poi raggiungere il passo della Presolana a m. 1297, località di incontro con il gruppo che ha effettuato l’escursione Presolana Monte Visolo e ritorno. Un dovuto ringraziamento all’amica Rosa che ha messo ha disposizione il proprio mezzo per il trasferimento in quel di Colere.

Distanza percorsa Km 12,600   Ascesa totale m.1465 D+

Durata escursione h.6,37

FOTO

GPS

Mappa

MONTE COLEAZZO M. 3061

MONTE COLEAZZO M.3061

Giunti a Canè, alta Valle Camonica, proseguiamo sulla carrareccia che conduce alla località Cortebona, a m. 1766, dove parcheggiamo le auto e dopo aver aggirato, a destra, il pozzo di una vecchia calchera, saliamo per il marcato sentiero che attraverso un bosco di Larici conduce all’inizio della Valle di Stol, dove un grosso masso riporta l’indicazione Monte Coleazzo. Proseguiamo, su tracce erbose, al centro del vallone e raggiungiamo un pianoro con un secondo grosso masso Erratico che lasciamo alla nostra sinistra. Continuiamo a salire tra sfasciumi e rari tratti erbosi e raggiungiamo l’impervia conca dalla quale puntiamo dritti alla base del Coleazzo. Un paletto metallico, poco visibile in quanto semi divelto, posto alla base del canale di destra indica la via, una salita sempre più ripida e molto sdrucciolevole, che porta alla bocchetta a m. 3000. Raggiunta voltiamo a sinistra, ora il terreno presenta piccole cenge e placche rocciose che risaliamo fino alla cima, delimitata da una croce metallica, del Monte Coleazzo a m.3061. Ritorniamo, accompagnati da una modesta pioggerellina, per lo stesso itinerario ripercorso a ritroso.

Distanza percorsa Km 9,200   Ascesa D+ m.1230

Durata escursione h.5,15

FOTO

GPS

Mappa Google

Stesso giorno Gruppo B effettua escursione al

PASSO DI VAL CANE’

FOTO

GPS

Mappa Google

Marmolada m 3343 e Ferrata delle trincee

Parcheggiamo al rifugio Castiglioni. Attraversiamo la strada e imbocchiamo il sentiero nr. 698 che porta con una ripida salita alla Porta del Vescovo mt. 2.565.
Dopo un breve tratto si giunge all’attacco della Ferrata delle Trincee. La ferrata inizia con un tratto molto atletico e verticale poi le difficoltà diminuiscono. Seguendo lo sviluppo della cresta si raggiunge un passaggio caratteristico rappresentato da un ponticello in legno sospeso che porta alla base della Mesola mt. 2.727. Dopo una breve discesa si risale su rocette fino ad arrivare alla cima. Discesa fino ai prati erbosi qui deviazione a dx per la salita al Torrione e successiva discesa. Continuiamo per la nuova variante per il rifugio Padon.
Superiamo i tratti attrezzati fino ad incontrare l’indicazione x le gallerie della guerra ‘15/18 e il Bivacco Bontadini. Saliamo la Cima Mesolina mt. 2.642 si ritorna al Bivacco Bontadini da qui al rifugio Padon mt. 2.510. Discesa al Passo di Fedaia mt. 2.057. Costeggiamo il lago Fedaia e raggiungiamo il rifugio Seggiovia Marmolada da dove saliamo sulla seggiovia 🚠 diretti al Rifugio Pian Dei Fiacconi mt. 2.626.

Secondo giorno:
Dal rifugio Pian dei Fiacconi mt. 2.626 scendiamo lungo il sentiero nr 606 x poi risalire verso la Forcella della Marmolada mt. 2.896 che raggiungiamo dopo un tratto attrezzato. Da qui seguiamo la ferrata della Marmolada con ripide scalinate fino alla Punta di Penia mt. 3.343 in ore 03:10. Scendiamo il nevaio fini alla quota mt. 3.203 da dove iniziamo la discesa della ferrata raggiungendo il ghiacciaio della Marmolada. Proseguiamo un tratto ghiacciato fino ad arrivare al nevaio dei Fiacconi e quindi al rifugio in ore 5.

Foto