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Monte Laione (m 2757) e Monte Frerone (m 2673)

 

E’ cosi! quando si rinuncia (il mercoledì), per maltempo, il dì seguente la partecipazione è scarsa, essendo ognuno preso da altri impegni. Tanto che ci siamo ritrovati in sei per andare in Bazena, avendo come meta tanto cima Laione che il monte Frerone. Partiamo alle ore 7.30 dal rifugio Tassara (m 1802) avvolti da una fitta nebbia; fortunatamente si dirada allorchè passiamo la sella che immette nella vasta conca dominata dal m. Frerone. Il sentiero è il N. 1: l’Alta via dell’Adamello. Costeggiando il m. Cadino giungiamo al passo di val Fredda (m 2338). Quindi, per una mulattiera pianeggiante, perveniamo al passo della Vacca (m 2335) e al vicino rifugio Tita Secchi. Tenendo a sinistra il lago della Vacca, saliamo tra estese pietraie al passo di Blumone (m 2633) ore 10.30. Nebbia e sole altalenanti conferiscono alla montagna un aspetto severo. Lo sguardo s’allarga (per l’ultima volta) verso le vette circostanti, in primis verso la vicina cima di Laione (m 2757) che raggiungiamo alle ore 11.00.

L’altra meta dell’escursione: il monte Frerone, appare ad alcuni troppo distante ed impegnativa. Tanto che ci dividiamo… (e la cosa non dovrebbe ripetersi perchè non è bello separarsi in montagna). Tre ripercorrono il sentiero verso Bazena, mentre lo scrivente ed Aldo accompagnano “l’irriducibile” Antonio nella nuova e faticosa avventura. Calcando il sentiero Antonioli raggiungiamo cima Galliner (m 2576). Poi lunga discesa sulla mulattiera militare della Grande Guerra fino al passo Forcellino di Mare (m 2191) ore 13.10. Ed ancora verso il rifugio Gheza (m 2087) da dove ripartiamo alle ore 13,30 risalendo le “foppe di Braone” verso il passo del Frerone (m 2447). Ormai avvolti da una fitta nebbia, alle ore 14.52 siamo sul monte Frerone (m 2673). Restiamo solo il tempo di una foto: urge ritornare a valle. Ritroviamo il sentiero N. 1 al passo di Val Fredda e alle 16,30 terminiamo l’escursione a Bazena.

Dislivello positivo (primo gruppo1): m 1000 circa

Dislivello positivo (secondo gruppo) m 1600 circa. Distanza percorsa: km 22 circa. Durata escursione ore 9

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Pizzo Tre Confini m 2824

Nel mondo selvaggio delle Orobie, il Pizzo Tre Confini con il vicino Gleno ne sono due splendidi rappresentanti che meritano sicuramente l’escursione.

Partiti da Lizzola con cielo azzurro e poche nuvole, abbiamo percorso il lungo tratto di sterrata coincidente con il sentiero 322, che si inoltra nella bella vallata, inizialmente con poca pendenza, poi si inalza rapidamente dal greto del torrente Bondione e il paesaggio rivela tutta la sua selvaggia bellezza.

Una curiosità, poco dopo che la strada diventa sentiero, sulla destra si trova un masso scolpito, con un bel bassorilievo e la dedica che l’artista ha fatto alla propria madre.

Arrivati al Passo Bondione (2680 m), si risale a sinistra la non evidentissima traccia fino alla vetta, in questo tratto è necessaria una certa attenzione per i tratti esposti.

Nel ritorno, arrivati al grande masso con le indicazioni per Lizzola e Rif Curò, la maggio parte ha proseguito per la via della salita, mentre due coraggiosi sono rientrati per la via del rifugio percorrendo il 321, il 304 e 306.

Percorsi 17 km in 7 ore, con dislivello di 1620 m, giro del Curò 22 km in 7 ore e 30 con dislivello di 1850 m

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Monte Legnone m 2610

In cima al monte Legnone (m 2610) ci siamo arrivati una volta sola, nel giugno 2010. E’ tanta la strada per noi bresciani, e intenso il traffico nel lecchese. Tuttavia alcuni Sempreverdi hanno insistito per ritornarci. Così – di buon’ora – approdiamo (mercoledì 7 settembre 2016 – lasciata la superstrada a Dervio), ai “Roccoli Lorla” a circa 1450 m (s.l.m.), dove parte il ben segnalato sentiero (1A) per il Legnone. Questo itinerario ha come punti intermedi ben definiti “l’Alpe di Agrogno” e il “Bivacco Silvestri”. Dopo il quale il sentiero sale abbastanza ripido verso la vetta, mentre il panorama diventa alto e vastissimo sopra l’azzurro del Lago di Como. Raggiunta la gran croce sommitale in meno di tre ore, e testimoniata con ammirevoli commenti la buona riuscita dell’escursione, ritorniamo a valle per lo stesso itinerario. Incontrando a circa metà percorso due tranquille femmine di stambecco con i rispettivi capretti… un regalo inaspettato di questa bella montagna.

Dislivello positivo m 1160 circa. Distanza percorsa Km 12. Durata escursione ore 5.45

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Corno Tremoncelli 2834 m

Il percorso che ci haaccompagnato sul Tremoncelli, attraversa un paesaggio di inattesa bellezza, soprattutto in prossimità dei numerosi laghetti, dove ci si trova immersi in oasi di serenità che solo la montagna sa regalare.

Parcheggiate le vetture al bivio per le casine di Val Bighera, proveniendo dalla stradina che devia a destra poco prima del passo Mortirolo (da qui parte anche la salita per il Pagano in direzione opposta), si scende la sterrata per breve tratto fino alla partenza a sinistra del sentiero, e si procede inizialmente con poca pendenza, raggiungendo la bellissima conca del lago Seroti inferiore.

Da qui seguendo le chiare indicazioni, siamo proseguiti a destra per il sentiero dell’Asino, raggiungendo in poco più di 2 ore i laghi Seroti, nella loro fantastica ambientazione e quindi in vetta lungo la traccia pietrosa.

Da questa cima, si ha una splendida visione della verde Valtellina e dell’abitato di Sondalo.

Per il ritorno abbiamo ripercorso lo stesso tragitto fino ai laghi, deviando poi a destra per il lago Storto, ritornando al Seroti inferiore con un ripido sentiero, quindi alla partenza.

Percorsi 15 km in 7 ore con 1185 m di dislivello.

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Passo di Pietra Rossa 2958 m

Giornata di grande “sbrèel” per la nostra gita a Pietra Rossa, non potevamo trovare tempo migliore, non una nuvola e cielo limpidissimo.

Parcheggiato alla grande area picnic di Sant’Apollonia, abbiamo seguito la strada coincidente con la traccia 58, fino al Rif. Valmalza e da qui seguendo sempre il 58, siamo arrivati al bivacco Linge (2289 m).

Al rif Valmalza c’è un bancale di legna per il fuoco in attesa di volonterosi che portino qualche ceppo al Linge, e noi da buoni samaritani abbiamo raccolto l’invito.

Dopo il bivacco si entra nella traccia n° 2 “Alta via Camuna”, proveniente dal Passo Gavia e la bellissima valle Delle Messi, si fa sempre più selvaggia, e con i suoi ruscelli che scorrono fra pietre e erba, fa pesare all’Eden perduto.

Dopo poco dei segnavia ben evidenti ci hanno guidato fino al Passo, dove si apre una grande vista sulla valle di Rezzalo e le pietrose cime circostanti.

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Presanella 3558 m

Due splendide giornate per questa sempre magnifica Presanella.

Parcheggiato nei pressi della Malga Vallina d’Amola (q.2008 m.) dopo Carisolo, abbiamo raggiunto il rifugio Segantini (2373 m), percorrendo 2,5 km con 360 m di dislivello lungo il sent. 211.

Dopo un’allegra serata, la partenza all’alba ci ha offerto spettacolari vedute. Saliti dalla via attrezzata, abbiamo raggiunto la vetta per l’impegnativo ma bellissimo percorso, superando 1260 m di dislivello, ritornando poi dalla stessa via.

Percorsi in totale 16.5 km con 1620 m di dislivello.

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Vioz 3645 m e Linke 3631 m

A poco più di un anno dalla prima salita da quando il nostro amico Gianni ci ha lasciati, siamo tornati sul Vioz e sul Linke per ritrovarci idealmente con lui, in una lunga e bella camminata, che in alcuni momenti si è aperta su panorami bellissimi.

Da Pejo, con un primo tratto di funivia fino al rif. Scoiattolo e poi seggiovia, siamo arrivati al rif. Doss dei Cembri (2315 m), dopo un breve tratto di sterrata, abbiamo seguito a destra l’indicazione rif. Vioz sul sentiero dei Tedeschi 139, che si immette nel 105 seguito fino al rif. Mantova al Vioz (3535 m).

Il percorso è molto agevole e ben tenuto, ma in questo periodo alquanto affollato, situazione abbastanza inusuale per noi.

Da qui abbiamo proseguito per la cima Vioz, che si raggiunge con soli 100 m di dislivello, e oltre verso la vicina cima Linke, con bella vista sulla Vedretta Rossa e le cime del Cevedale e San Matteo.

Sul Linke, un ricordo per Gianni, poi siamo scesi al sorprendente museo della guerra, che è un avamposto austriaco, restituito dal ghiacciaio circa 10 anni fa e risistemato con tutti gli oggetti, esattamente come lasciati dai soldati che l’hanno abbandonato. Commovente.

Ritornati dallo stesso percorso fino a poco prima del brik, abbiamo preso il ripido sentiero a destra, segnato con bollini gialli, che scendendo in una zona pietrosa, si immette nel 138 che ritorna ai Cembri.

Percorso circa 11.5 km in 7ore e 30′ con dislivello totale di 1400 m.

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Cima Mattaciul 2845 m e Cima Rovaia 2528 m

A distanza di due anni, quando dovemmo interrompere poco prima della sommità per nebbia e ghiaccio, abbiamo trovato una splendida giornata, che ci ha permesso di bearci del panorama, quasi infinito, che offre questa bella montagna che divide la Valgrande dalla Val Cané.

Partiti dal parcheggio alla fine della strada asfaltata, località Plassacù (1310 m), sopra la frazione Tu di Vezza d’Oglio, siamo saliti per la mulattiera a sinistra, seguendo le indicazioni Cima Rovaia e Museo della Grande Guerra, prendendo dopo poco il sentiero a destra, con le stesse indicazioni.

Il percorso, sale ripido attraversando un grande bosco di larici, alla cui fine si apre un bel paesaggio erboso, dove a quota 2300 m siamo svoltati a destra per visitare il museo all’aperto, ricavato fra le trincee, ancora visibili e ben conservate, proseguendo il sentiero sale con ripidi zigzag a altre installazioni militari e presto inizia la zona pietrosa, dove seguendo i segnavia Cai e i grandi ometti in pietra si raggiunge alla sommità.

Ridiscesi per la stessa via, ma salendo sulla Cima Rovaia (2528 m), aggirata all’andata, poco sotto il museo, seguendo un sentiero, inizialmente in salita a sinistra abbiamo raggiunto Malga Tremonti e con un lungo percorso un po’ a vista con qualche tratto scosceso nel bosco, raggiunto il sentiero n° 3 siamo rientrati al parcheggio, passando da alcuni insediamenti di antica architettura spontanea veramente belli.

Percorsi 20 km in oltre 9 ore con 1750 m di dislivello totale.

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Adamello 3539 m

Approfittando degli unici due giorni di buone previsioni meteo, per il due e tre Agosto (2016), un piccolo gruppo dei Sempreverdi è partito per una salita in Adamello, con pernottamento al Rifugio Gnutti, raggiunto dal ponte del Guat e Scale del Miller.
Il tempo bellissimo, anche oltre le aspettative, ci ha regalato emozioni e panorami indimenticabili.
Partiti alle ore 04.15 Percorso il sentiero 23 fino a fondo valle, con la via attrezzata Terzulli abbiamo raggiunto il Passo Adamello e passando sotto il bivacco Ugolini la vetta in 4 ore e 25 min.

Il ritorno per la stessa via percorrendo in totale 31 km con 2100 m di dislivello.

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Cima Plem 3182 m

Lunga e impegnativa camminata nel bellissimo ambiente dell’Adamello, con le pietrose valli ingentilite dall’erba e dai molti fiori, ma superati i 2800 m l’orizzonte ci è stato nascosto dalle nuvole e non abbiamo potuto goderci il meraviglioso spettacolo che sa offrire questa ruvida cima.

Parcheggiato al Ponte del Guat in Val Malga (1540 m), in pochi minuti si raggiunge Malga Premassone, dove pure c’è parcheggio, ma a pagamento e poco oltre siamo saliti a sinistra per il sentiero 13 che porta al rifugio Tonolini (2467 m), bel panorama della valle e dei laghi Baitone, Rotondo e Bianco, anche se le sommità dell’anfiteatro erano nascoste.

Percorrendo un breve tratto dell’Alta Via n° 1, abbiamo imboccato a destra il ripido sentiero per il Passo del Cristallo (2889 m), dal quale tenendo la sinistra, una traccia ben segnata porta in vetta, dove aspettando inutilmente un’apertura nelle nuvole, dopo picnic e foto siamo ritornati al passo e per il sentiero 31 al rifugio Gnutti (2183 m), dal quale lungo il 23 e le scale del Miller alla partenza.

Percorsi circa 19 km in 10 ore con un dislivello di 1670 m.

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