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Cima Presena 3068 m

Prima camminata in alta quota, sulla facile Cima Presena, in una giornata dove sole e nubi si sono contesi la scena, ma con temperatura ideale e fresca brezza per tutto il percorso, salvo brevissime ventate fredde.

Superato il Passo Tonale di un km circa verso Vermiglio, si svolta a destra e si trova un buon parcheggio sulla sterrata, in corrispondenza del cartello di divieto a proseguire, si segue la strada coincidente con la traccia 281, che superata la galleria percorre la bellissima e fiorita Val Presena e porta ai resti del villaggio militare, con i suoi muri a secco che si confondono perfettamente con le rocce. Tenendo il sentiero di sinistra, siamo giunti alla ex Capanna Presena, dov’è ancora aperto il cantiere del nuovo albergo, da qui siamo risaliti lungo la pista alla stazione di arrivo al Passo Presena della nuova funivia e superati gli ultimi 80 m su neve abbastanza consistente, in vetta.

Per la discesa abbiamo percorso lo stesso itinerario, con la sola variante di passare dal passo Paradiso.

Percorsi 17 km con un dislivello di 1250 m in 07 ore e 30′, utilizzati piccozza e ramponi.

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Pizzo Arera m 2512, Bocchetta di Corna Piana, Passo del Branchino.

Lunga Camminata, sul Pizzo Arera e dintorni, in una bella giornata con temperatura ideale e salita asciutta, senza neve tardiva sul percorso.

Parcheggiato a pagamento all‘Alpe Arera, Zambla alta, distributore automatico all’inizio della salita, abbiamo raggiunto Capanna 2000 col ripido sentiero e da qui, seguendo la chiara traccia, in poco più di due ore, in vetta, avvalendoci del breve tratto attrezzato.

Discesi per la stessa via e considerando il molto tempo ancora a disposizione, con un cambio di programma, abbiamo percorso il sentiero dei fiori, passando dalla bocchetta di Corna Piana fino al passo del Branchino, in un idilliaco panorama alpestre, ritornando poi sulla traccia 222 alla capanna 2000 e alle vetture.

Sulla strada del ritorno, poco sotto l’Alpe, ci siamo concessi un po’ di tempo, nella Cattedrale Vegetale di Giuliano Mauri, luogo magico, monumento alla natura nella natura.

Percorsi 13.5 km in 7 ore e 30′ con sislivello totale di 1360 m.

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Santa Maria del Giogo

Malgrado lo spostamento della giornata abituale per maltempo, durante la strada per il programmato Pizzo Arera, , nuvolone minacciose ci hanno consigliato un ripensamento, ma anche la seconda scelta sulla Corna Trentapassi è “naufragata” in un bell’acquazzone.

A questo punto il gruppo si è diviso, due optano per una gita ciclistica e quattro temerari partiti da Provaglio, passando per Madonnina, Fedrighì, Punta dell’orto e Cappuccio raggiungono con una lunga camminata Santa Maria del Giogo sopra Sulzano, dove l’accogliente trattoria serve birra e un magnifico piatto di tagliatelle al salmì di selvaggina .

Il percorso è stata anche l’occasione per ammirare dall’alto The Floating Piers di Christò, grande evento sul lago d’Iseo, di risonanza mondiale.

Ritorno a Provaglio, per Nistisino, Portole, Pollai, Balota del Coren e Madonnina.

Percorsi 27 km con 1200 m di dislivello, in 9 ore e 30′.

(Testo di Aldo)

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Eremo di San Glisente da Montecampione

Robusta camminata sulle belle prealpi camune, iniziata sotto un variopinto e movimentato cielo, con sole e nubi che cambiavano alternativamente lo scenario della natura come in un teatro, ma terminata sotto una discreta pioggia, che comunque nulla ha tolto al piacere della gita e della compagnia.

Raggiunto l’insediamento di Montecampione 2 e lasciate le vetture, siamo risaliti lungo la pista alla Stanga di Bassinale (1897 m), seguendo il 3V via bassa, siamo passati da malga Rossello di sopra, malga di Rossellino e in prossimità del bivacco Bassi, abbiamo seguito a sinistra la traccia 80, che passando sotto il monte Fra, raggiunge la colma di San Glisente (2151 m) e il bellissimo Eremo di San Glisente (1956 m). L’eremo è appoggiato su una verde collina con una bellissima vista ed è interessantissima e commovente l’antica cripta del Santo, con le sue quattro esili colonne sormontate da rozzi capitelli, prfettamente proporzionati, luogo perfetto all’idea di serenità.

Lasciato l’eremo siamo scesi alla sottostante ca del Pastore, ma compreso che non era il percorso giusto siamo risaliti dai prati riguadagnando il sentiero 80 e ripassando dal Bassi siamo ritornati a Montecampione per la stessa via.

Percorsi 25 km in 7 ore e 45′ con dislivello totale in salita di 1235 m.

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Intorno all’Alpo senza raggiungere la “Sella di Caplone”

Abbiamo scelto le alture vicine al Lago d’Idro perchè meno interessate dalla persistente pioggia di questi giorni.

Da Bondone di Trento (ore 8.25), percorrendo il “Sentiero Antonioli, abbiamo raggiunto la località Alpo (ore 9,50) avendo come destinazione  la “Sella di Caplone”, per poi valutare il da farsi. Tuttavia, sbagliando strada, ci siamo lungamente inoltrati nella direzione opposta per la “Strada Spessa”, deviante verso Storo. Scoperto l’errore e ritornati all’Alpo (ore 11.20), dopo lo spuntino e la foto ricordo abbiamo preso la carrozzabile per ritornare a Bondone, essendo le creste del Caplone già interessate da piovaschi. Cosicchè poco oltre abbiamo trovato i cartelli giusti, indicanti… la nostra meta.

Dislivello positivo: m 800 circa. Distanza percorsa: km 15 circa. Durata escursione: ore 5.

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Timogno (2096 m) e Benfit (2172 m)

Dirigendosi verso Oltresenda Alta, da villa d’Ogna, si arriva alla graziosa frazione Valzurio, che all’ingresso presenta la bella facciata della chiesa di Santa Margherita, circondata da un accogliente porticato e si ha la sensazione di entrare in un mondo diverso, antico e idilliaco.

Proseguendo oltre, a un km c’è il gruppo di case Spinelli, dove abbiamo parcheggiato.

Da qui abbiamo seguito la sterrata per Colle Palazzo, presto abbandonata per risalire verdissimi prati e percorrere la cresta verso nord che si apre su panorami stupefacenti, su tutta la valle e la maestosa Presolana a destra.

Si passa dalla baita alta di Remescler, ci sono dei curiosi vani interrati forse utilizzati un tempo per ricovero di animali o stagionatura, da qui si risale a sinistra il lungo pendio erboso, costellato di genziane e genzianelle dal blu intensissimo, fino cima Timogno e col sentiero in cresta, si arriva facilmente al Benfit poco più alto.

Proseguendo a nord, simo scesi, lungo la cresta, che si fa un po’ più impegnativa, al passo degli Omini e superata la sovrastante collina abbiamo tagliato a destra direttamente per i prati fino alla baita alta Verzuda, baita bassa Rigada e case del Moschel, dove per errore siamo entrati in uno splendido bosco di faggi sul torrente Ogna, con grandi massi ricoperti di muschio, che creano un’atmosfera da Terra di Mezzo e ci si aspetterebbe di veder sbucare un troll da dietro un albero.

Recuperara la sterrata siamo rientrati alle case Spinelli.

Percorsi 16.5 km in ore 06:40 con 1300 m di dislivello.

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Ferrata Gamma 2 – Monte Resegone 1875 m

Ferrata decisamente impegnativa, ma dal fascino indiscutibile, per il panorama sulla città di Lecco e per le severe pareti rocciose che ci circondano durante tutta la salita, con scorci vertiginosi fra gole e ripidi canali.

Entrando in Lecco da Caloziocorte, in prossimità dell’ospedale si entra nella galleria Valsassina, seguendo poi le indicazioni per i Piani d’Erna, si arriva all’ampio parcheggio della stazione di partenza della funivia.

Per la descrizione tecnica della ferrata consigliamo l’ottimo sito “vieferrate.it”, ma a nostro giudizio, aumenteremmo un po’ le valutazioni di difficoltà tecniche e impegno fsico, mentre per la bellezza di queste montagne e l’emozione provata, rimandiamo alle immagini del nostro album fotografico, anche se purtroppo, la giornata poco limpida ci ha defraudato di parte del piacere.

Raggiunto il rifugio Azzoni e la vetta, picnic commenti e facezie, come si conviene alla nostra allegra compagnia, poi ritorno alla stazione d’arrivo della funivia seguendo il sentiero 1, bello e molto panoramico, dove non ci siamo fatti mancare qualche foto da finti temerari, su una curiosa roccia a sbalzo.

Percorso 9,5 km in 6 ore e 30 con dislivello totale di circa 820 m

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Ferrata Rino Pisetta (Dain Picol 970 m)

Per questa impegnativa, ma spettacolare ferrata, che regala viste stupende sulla valle del Sarche e sul lago di Toblino, non potevamo trovare giornata più luminosa e stagione migliore.

Parcheggiato davanti la bocciofila di Sarche, c’e subito l’indicazione per la ferrata e dopo circa 45 min di sentiero, ripido e ben segnalato, ci si trova alla targa di dedica a Rino Pisetta.

L’attacco è tosto, quanto promette osservandolo, poi nel percorso si alternano tratti semplici e tratti impegnativi, ma la fatica è sicuramente compensata dal paesaggio e dalla bellezza di queste pareti.

Al termine, ci si riposa su un balcone che domina tutta la valle con vista su vicine cime verdissime e innevate in lontananza, c’è pure una romantica panchina.

Anche il sentiero di discesa è stato una bella sorpresa, inizialmente in bosco ombreggiato, sbocca in una piana verde davanti al graziosissimo paese di Ranzo, proseguendo la discesa per la carreggiabile, si incontrano indicazioni per un sentiero ciclabile immerso nel verde e di nuovo la strada. Seguendo le indicazioni Sarche, ci si trova a percorrere un buon tratto di sentiero a mezza costa, con continui stupendi scorci sul lago di Toblino, che si ricongiunge al sentiero della ferrata.

Percorsi 8 km con 850 m di dislivello totale i 6 ore.

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Ferrata degli Alpini al Corno Medale 1029 m e Crocione di San Martino

Siamo arrivati a Lecco osservando preoccupati il cielo che non prometteva niente di buono, parcheggiato nei pressi di un piccolo cimitero in via Bonaiti, abbiamo comunque deciso di raggiungere l’inizio della ferrata e dopo pochi passi ha iniziato a piovere, ma il nostro ottimismo è stato sorprendentemente premiato.

Arrivati alla base della parete seguendo il sentiero 56, la pioggia era cessata, la roccia asciutta e in breve tempo un sole brillante, quindi via per una salita in un cielo sempre più blu con limpidi panorami mozzafiato, per tutti i 400 metri della ferrata, molto ripida ed esposta, ma non difficilissima.

Alle 12.45 abbiamo raggiunto la croce, e dopo il pic-nick godendoci la magnifica vista dalla piazzola dell’elicottero, ci siamo diretti, seguendo la traccia 57, al Crocione di San Martino.

Da qui il sentiero che si fa alquanto ripido, passando dalla chiesetta della Madonna del Carmine, ci ha riportato alla partenza.

Percorsi 5,3 km con dislivello di 760 m in sei ore e mezzo.

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Monte Campo 1952 m

Bel ritorno primaverile, per noi, sulle pralpi bergamasche, clima ideale, sole, cielo azzurro e tappeti di fiori.

Lasciato le vetture al verde parcheggio di Rusio, nei pressi della trattoria dei Mulini, abbiamo seguito le indicazioni per il rifugio Olmo (sent 317), subito dopo il bivio loc. Priona, abbiamo fatto una bella deviazione di mezz’ora alla chiesetta di San Peder, che offre un’ampia panoramica sul paese.

Ritornati sul 317, a una vistosa scritta rossa su un masso che indica il rif. Olmo, abbiamo imboccato il sentiero di destra, passando per malga Spina (1242 m), malga Pozzetto (1399 m) e malga di Campo (1528 m), da dove deviando a sinistra si risale il ripido pendio erboso seguendo la traccia ben segnata, tranne un tratto franato, fino alla cima. Nel ritorno, lo stesso percorso fino in prossimità di malga Spina, continuando poi per la strada cementata, che ritorna al cartello Priona e al parcheggio.

Il percorso è stato di 12.5 km in ore 5:30 con 1170 m di dislivello.

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