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MONTE GUGLIELMO M 1948

Le previsioni meteo della settimana annunciavano una finestra di bel tempo per stamattina. Alle 8,40 fatichiamo a trovare un posto dove parcheggiare a Pezzoro. Le recenti nevicate , il rischio marcato di slavine sulle Alpi hanno sospinto gli scialpinisti bresciani sul “Discesù”. Siamo partiti tardi; dalla malga Pontogna incontriamo sciatori in discesa, più in alto i pendii sono già decorati da numerose serpentine di discesa, la neve è splendida. Giungiamo in vetta alle 11,20, intorno al “Redentore” pare in corso un vero e proprio affollato raduno. Riconosciamo alcuni nomi illustri dell’alpinismo e di altri sport montani, ma soprattutto incontriamo con piacere molti compagni di passate avventure con cui scambiare programmi e fissare nuovi appuntamenti. Il cielo è di un blù intenso, il notissimo panorama gli Appennini, la corona di cime delle Alpi, i tre laghi è nitidissimo e ci appare vicinissimo, solo la pianura Padana è un poco ovattata. Una novità: qui sotto, la superficie plumbea del Sebino è macchiata da un grande quadrato bianco, le piattaforme in preparazione per il ponte di Christo.

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Il monte Stivo m 2054 (non raggiunto)

Lo Stivo (visto poi a distanza e dal monte Creino), ci confortò il cuore, avendo noi rinunciato a salirlo. Magnificamente illuminato dal sole di mezzogiorno, era come se anche lui dicesse: “Sono troppo carico di neve instabile, oggi no! domani o un’altra volta percorrerete il pendio che avete lasciato a metà”. Così è stato. Giunti a Santa Barbara nel comune di Ronzo Chienis (Trento), gia’ parcheggiammo con difficoltà. La notte aveva depositato un alto strato di neve, tanto che il maltempo ancora indugiava sulle cime delle montagne. Tuttavia, il paesaggio era bellissimo, e le ciaspole al passo “cantavano”, e l’intatto biancore gravava pure sui noccioleti del sentiero, curvandoli. Così, dopo oltre un’ora, prendemmo per il ripido pendio dello Stivo. La traccia era un solco profondo e, passo dopo passo, la neve… un suono preoccupante. Che per i più esperti di noi garantiva… instabilità. Così decidemmo di desistere, volgendo lo sguardo verso i monti Creino e Brugnolo. Messi a poca distanza da Santa Barbara, divennero il nostro tranquillo belvedere sul Lago di Garda e verso lo Stivo, illuminato (come noi) da una precoce primavera.

Dislivello positivo: m 550. Distanza percorsa: 10 km circa

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ESCURSIONE SENZA META E DI PURA BELLEZZA

“Oggi 4 febbraio 2016 – dalla ghiacciata Piana del Gaver – abbiamo intrapreso un’escursione rivelatasi senza meta e di pura bellezza. Veramente l’intenzione era nella Cima Blumone. Tuttavia, la nevicata di ieri ha molto limitato i nostri passi, regalandoci però un paesaggio di assoluta purezza. Turbini di vento spazzavano l’ultima neve dalle sovrastanti cime. E mano a mano che procedavamo sul sentiero Cai n. 26, lo spessore di questa diventava sempre più consistente. Giunti al nuovo Bivacco Blumone, abbiamo pensato che si poteva anche non andare oltre. Ma la tentazione d’affondare fino al ginocchio (avevamo solo i ramponi), stava lì – irresistibile – nell’immacolata piana che per un lungo tratto avrebbe assecondato la nostra euforia. Arrivati dove il sepolto sentiero n. 26 prende a salire, ci siamo mossi ancora, su per il pendio… e gli ultimi di noi incoraggiavano i primi a non desistere. Andrea e Walter, quando hanno passato i cumuli di neve che a vista parevano insuperabili, si sono presi l’applauso. Questo ha permesso alla comitiva d’arrivare (con soddisfazione) ai ruderi di un probabile ospedaletto della Grande Guerra. Oltre non è stato possibile andare, e ricalcando le tracce, siamo ritornati al Gaver.

Dislivello positivo m 950 e km 12 (circa) la distanza percorsa. L’escursione in tutto è durata 6 ore e 30 minuti.”

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Monte Sasna 2229 m

Una bella giornata di sole, con temperatura più che mite, ma neve discretamente consistente, ci ha accompagnato alla cima del Sasna.

Parcheggiato nella frazione Nona di Vilminore di Scalve, seguendo l’indicazione Rifugio Cà Rossa, si percorre il sentiero 408 che porta al passo della Manina, che noi abbiamo seguito fino poco dopo le case rosse, deviando a destra e raggiungendo prima l’anticima poi la vetta, con una lunga e ripida camminata.

Al ritorno, dopo il primo tratto per la stessa via, abbiamo proseguito per le creste, raggiungendo il Passo della Manina e la chiesetta, da dove, dopo una piacevole sosta al sole siamo ritornati a Nona.

Abbiamo utilizzato i ramponi, ma per la condizione della neve e la temperatura, sarebbero state più indicate le ciaspole.

Percorso 11,5 km con dislivello di 950 m in 5:45 ore.

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Cime Campione m 2174 e Campioncino m 2100

Giornata “shiny” in val di Scalve, con un sole splendido e cielo tersissimo, poco vento e cime meravigliose tutt’attorno.

Partiti dalla località i Fondi (m 1260), poco oltre Schilpario, abbiamo seguito la strada del Vivione fino a Cimalbosco (m 1580) poi seguendo la traccia 428 al Passo Campelli (m 1892) e al rifugio Campione (m 1940), da dove siamo saliti in vetta al Campione.

Ridiscesi al Rifugio, siamo saliti sul Campioncino, dal quale siamo poi rientrati passando per la malga Campelli.

Percorsi circa 14 km con 1100 m di dislivello in 6:45 ore.

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Punta Auccia 2212 m

Abbiamo raggiunto la ventosa Punta Auccia partendo dal parcheggio grande del Maniva (1664 m) e percorrendo principalmente la strada 345 per Crocedomini fino alla Sella Auccia, per poi salire a sinistra sulla bella e panoramica cima. Il vento non ci ha concesso che una breve sosta e siamo tornati alle vetture per lo stesso itinerario.

L’ambiente innevato, sia pure ghiacciato, è come sempre magnifico su queste montagne e il Maniva non ci ha deluso nemmeno questa volta.

Percorsi 14,5 km con 700 m di dislivello in poco meno di 5 ore.

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Pizzo Grande Sordanello m 1574

Giunti a Cornalita (frazione alta di San Giovanni Bianco in Val Brembana), lasciamo l’auto nei pressi di una fontana/lavatoio [ore 8.35]. Poco distante inizia il nostro sentiero che abbandoniamo (verso destra) giunti davanti a un crocifisso. Il nuovo itinerario sale tra rocciosi torrioni prendendo il nome di “Passo lumaca”. Che, ripido, selvaggio e a volte protetto da funi di acciaio, dopo molto dislivello raggiunge “Baita Carlo” [ore 10.05]. Ripresa la salita nel bosco di faggi, guidati da radi bolli bianchi, raggiungiamo “Baita del Sornadello” a 1370 metri s.l.m. [ore 10.45]. Passati alcuni capanni di caccia velocemente raggiungiamo la croce del “Pizzo Grande” a metri 1574 [ore 11.15]. Firmato il libro di vetta e ammirato dal vasto panorama sommitale, non prendiamo il sentiero sotto la croce perchè ripido e innevato. Ma ritorniamo verso la Baita Sornadello, deviando a sinistra per la sottostante stalla [ore 11,55]. Dopo una sosta, riprendiamo a scendere per altro sentiero e per ripidi canaloni: passando alcuni ruderi (Gioana Bela?) raggiungiamo Cornalita [ore 13.40].

Dislivello positivo: m. 1070. Distanza percorsa: km 10. Durata escursione ore 5 e 10″.

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Grigna Settentrionale 2408 m

Il 2015 dei Sempreverdi si chiude in bellezza, su una delle più famose montagne lombarde, in una giornata di cielo blu e vento frizzante.

Poco dopo Ballabio, lungo la provinciale 62 Valsassina, si svolta a sin. E con una stretta sterrata si raggiunge la chiesetta del Sacro Cuore, dove è facile parcheggiare.

Da qui parte il sentiero 31/32, si raggiunge il rifugio Antonietta al Pialeral, poi, proseguendo per la ripida via invernale 31, si incontra il bivacco Riva-Girani, si raggiunge la cresta e si prosegue per la croce di vetta a pochi metri dal rifugio Brioschi.

Sosta per spuntino e per goderci l’impagabile vista sul lago e le scoscese pareti di quel lato, curiosa l’originale chiesetta di vetro posta sul piccolo poggio alle spalle del rifugio.

Per il ritorno abbiamo percorso la via estiva 33 che si ricongiunge alla 31 poco sopra il Pialeral.

Percorsi 13 km in 7 ore con dislivello di 1600 m.

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Monte Secco da Cerete di Ardesio, m 2267

Camminata molto bella sul ripido Monte Secco, affascinante cima orobica.

Partiti da Cerete di Ardesio, si raggiunge la località Cacciamali, su strada cementata, poi seguendo la traccia 264 del giro delle baite verso destra, si arriva alla Baita Superiore, dove salendo ancora verso destra ci si porta sulla dorsale, che con un sentiero in alcuni tratti molto esposto, ma con viste stupende, conduce alla sommità a 2267 m.

Percorrendo il crinale, si passa dalla Cima Vaccaro di 1957 metri, sulla quale si trovano una piccola croce, un alberello metallico commemorativi e un interessante indicatore tubolare, delle vette circostanti.

Proseguendo, dopo circa 600 m, si incontra un cartello in legno che indica a sinistra “Giro baite Monte Secco n° 264”, con la meritata raccomandazione “per EE”, che riconduce alla località Cacciamali, inizialmente su prati scivolosi a forte pendenza e poi in un bel bosco di faggi.

Percorsi 12.5 km con 1540 m dislivello in 6 ore e 45′.

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