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MONTE ZENONE M 1424

30 novembre 2016. Il monte Zenone (nel Parco dell’Alto Garda Bresciano) diventa la meta dell’escursione odierna strada facendo. A Tremosine, presa la (lunga) sterrata per S. Michele, conveniamo che non sia il caso di proseguire verso la base di partenza per il Tremalzo. Troppa la distanza e poche le ore di luce. Dunque, parcheggiamo subito presso il ben visibile tabellone segna itinerario n. 218: confidiamo nell’esperienza della Lega Montagna che conosce questi luoghi. Così, per una strada militare della Guerra 1915/18 saliamo verso “La Cocca” (h 0.40 dalla partenza), dove si dirama il facile sentiero n. 218 bis per il monte Zenone (h 2.00). Quest’ultimo giorno di novembre è fresco, soleggiato e limpidi sono i panorami verso il Lago di Garda, serrato tra le Prealpi bresciane e il maestoso monte Baldo veronese. Dalla sommità del Zenone è visibile una traccia (a nord/ovest) che scende verso il sentiero n. 218. Questo perchè vogliamo raggiungere la “Bocchetta di Nansesa”. La cosa non è troppo difficile. Di nuovo percorriamo un sentiero della Grande Guerra – fatto anche di gallerie nella viva roccia ancora percorribili – ben segnalato da frecce direzionali per la fruizione turistica odierna. Alla Bocchetta arriviamo quasi a mezzogiorno (h. 3.00), giusto il tempo per rifocillarci. Quindi, ritorniamo giù sul sentiero n. 218, retrocedendo un poco fino ad incontrare l’indicazione per “La Cocca”. Per aspri e poi facili sentieri raggiungiamo questa località alle 13.50. Potremmo scendere alle auto ( ore 14.45 – h 6.00 dalla partenza) per la sterrata militare, ma preferiamo le vicine Creste con resti di trincee, con un bel sole in faccia e… sguardi panoramici.

Dislivello positivo: m 1100 circa. Distanza percorsa: km 16

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Laghi di Val di Scala 2100 m

Inconsueta gita in valle Scala con ottimo pranzo all’agriturismo Al Plas, poco sopra l’abitato di Paisco, in valle Camonica.

Dall’agriturismo abbiamo risalito la strada fino al cartello che indica la scorciatoia per il rifugio Torsoleto (sentiero 160B) Che porta alla prima malga a quota 1741 e proseguendo alla seconda Malga di Val di Scala a quota 2014, dalla quale seguendo la medesima traccia, con qualche piccola difficoltà per la neve, siamo arrivati ai laghetti ghiacciati, dai quali si vede uno spettacolo straordinario, a partire dalla cima Plem, Adamello e fino alle montagne bergamasche, il gruppo della presolana.

In questa giornata abbiamo avuto un ospite eccezionale, Enrico, un coraggioso giovane non-vedente, che accompagnato con perizia e generosità dal nostro amico Giordano, è arrivato fino oltre la malga superiore, dimostrando una sorprendente abilità, sul non facile terreno della montagna, oltre a essere una piacevolissima compagnia.

Ritornati all’agriturismo, abbiamo trovato un memorabile ricchissimo pranzo, cucinato dalle mani fatate della signora Lucia, ravioli, grigliata, cinghiale e una strepitosa mostarda di loro fattura, che merita il viaggio.

L’escursione è stata di 10 km in circa 4 ore con dislivello di 800 m.

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Monte Spino m 1488

Camminata molto panoramica il giro delle Marmere col Monte Spino e il rifugio Pirlo allo Spino, che però richiede molta attenzione, per l’esposizione del sentiero, soprattutto in questa stagione, lungo tutto il cammino sulle creste, abbiamo trovato una leggera nevicata.

Siamo partiti dall’agriturismo ai Traversanti sopra Collio di Vobarno, percorrendo la ripida strada coincidente col sentiero n° 9, fino al bivio con il 4 bis, che a sinistra porta sul monte Forametto (1240 m), dal quale camminando in cresta, si scende al buco del Tedesco e all’omonimo passo, per risalire sulla Marmera, ridiscendere al passo del Gatto e con un ultimo sforzo in vetta allo Spino.

Poco prima delle Marmere un gruppo è sceso a destra e ci ha preceduto al rifugio Pirlo, accendendo un bel fuoco e all’arrivo di tutti, un festosissimo e rumoroso brindisi, con una strepitosa torta al cioccolato, opera d’arte di Rosemarie e prosecco di Antonietta, per festeggiare i loro compleanni.

Da qui per la traccia 9, con un lungo saliscendi fra i boschi autunnali, siamo ritornati alle vetture.

Percorsi 17 km co 1630 m di dislivello in 8 ore e 45 minuti.

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Cima Parì (m 1990) e Cima d’Oro (m 1802)

Giunti a Mezzolago nel Comune di Ledro (Trento) e lasciata l’auto nel parcheggio del piccolo paese lacustre, ci incamminiamo (ore 8.00) seguendo le indicazioni per Dromaè, Cima d’Oro. Raggiunta la sterrata che sale per le “Coste di Salò”, la abbandoniamo presto per il boscoso “Sentiero Botanico”, ricco d’alberi e di splendidi colori autunnali. Poi, incrociata di nuovo la sterrata giungiamo alla località “Sella” (m 1425 – ore 9.40) dalla quale è ben visibile l’intero Lago di Ledro. Da lì inizia il “Sentiero austroungarico”, con resti di trincee della “Grande Guerra 1915-1918”. Il vecchio itinerario militare austriaco è tortuoso, con postazioni e manufatti scavati nella roccia, al cui termine sorgeva “l’Osservatorio”, ora una gran croce (m 1680 – ore 10.30). La “Cima d’Oro” (m 1802) è ormai visibile e seguendo ancora i trinceramenti la raggiungiamo alle ore 10.45. Dopo una breve sosta, con nebbia e vento, proseguiamo in discesa lungo un crinale erboso verso la “Bocca Dromaè” (m 1680 – ore 11.25). Quindi, deciso di salive direttamente da lì verso “Cima Pari” seguendo una labile traccia, siamo alla croce sommitale (m 1990) alle ore 12.10. Tira un forte e freddo vento che decidiamo subito di scendere verso la “Bocca di Saval” (m 1739), trovando riparo (per uno spuntino) presso la “Malga Saval”. Ora il nostro cammino è tutto in discesa. Il sentiero n. 454 porta a Pieve di Ledro, ma alla “Sella di Monte Cocca” si stacca una diramazione per Mezzolago. Poche decine di metri dista l’imprevista cima (m 1404), che dall’alto di quella abbiamo avuto l’ultimo panorana lacustre e le ultime foto della nostra escursione. Mezzolago (da dove siamo partiti) lo raggiungiamo alle ore 15.00.

Dislivello positivo: m 1700 circa. Distanza percorsa: km 17 circa. Durata escursione: ore 7

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Passo degli Omini (m 2078) e Cima degli Omini (m 2196)

Giunti a Spiazzi di Gromo alle 7.45, dal parcheggio prendiamo a salire verso il “Sentiero delle Malghe”. La direzione ce l’ha indicata un avventore del vicino bar, in quanto il percorso non è segnalato. Tuttavia, in modo sicuro procediamo lungo la mulattiera, passando alcune baite: baita d’Avert e baita Crocetta. Quest’ultima (che pare un bivacco) sta alle pendici del monte Avert. Risaliamo il pendio in direzione della evidente sella dove dovrebbe trovarsi il “Passo Crocetta”. Che siamo nella giusta posizione lo segnala proprio una antica croce, alla memoria (ore 9.30). Questa parte dell’itinerario ci era sconosciuta. In avanti – raggiunta “Cima Benfit” m 2172 (ore 10.00) per la cresta che dalla crocetta inizia – il paesaggio è a noi noto. Ed oggi è un giorno di grande visibilità, anche se monta la nebbia che a tratti ci disturberà. Proseguiamo verso il “Passo degli Omini” (ore 10.25) per il lungo e suggestivo spartiacque, risalendo poi dalla sella (con le caratteristiche pietre messe a piramide) verso “Cima Omini” m 2196 (ore 10.55). Raggiunta la meta, pensiamo che alla fine di questa lunga cresta esista uno sbocco, un sentiero che ci permetta di scendere (a sinistra) sui sottostanti pascoli; onde ritornare, attraverso questi, al “Passo Crocetta”. Ma tale discesa risulta non agevole e ciò ci consiglia di ritornare al “Passo Omini”. Prendiamo il sentiero n. 314 che poco dopo abbandoniamo, orientando il nostro cammino verso il “Monte Avert”. Al “Passo Crocetta” giungiamo alle ore 12.50. Poi, la facile discesa a ritroso verso Spiazzi (ore 14.10).

Dislivello positivo: m 1300 circa. Distanza percorsa: km 16. Durata escursione: ore 6.30

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Pizzo Formico 1636 m da Sovere

Lunga e bella camminata nella variegata natura delle alture bergamasche, per la salita al Formico, anche se la visibilità non sempre buona ci ha defraudato di parte del bel panorama dalla cima, è una gita che che merita sempre di essere affrontata.

Siamo partiti dal Santuario della Madonna della Torre, sopra Sovere, prendendo inizialmente la ripida stradina oltre il parcheggio, poi a destra per la croce di Corna Lunga e da qui per le creste, che in alcuni tratti rivelano impressionanti strapiombi verso la valle che porta a Clusone, dopo poco, ci si inoltra in un tratto di bosco dipinto con gli intensi colori verdi del muschio, che termina nei prati di malga Monte Alto.

Da qui siamo scesi ai Campi d’Avena e lungo il 545 ai Morti della Montagnina, con la commovente cappelletta piena di fotografie ricordo, che inevitabilmente riportano il pensiero alla nostra reale gracilità su questa terra.

Dopo meno di un’ora eccoci alla crociona di vetta.

Nel ritorno, un piccolo gruppo è salito al rifugio Parafulmine, per poi ritrovarci tutti alla Malga Lunga, dove abbiamo visitato il museo della Resistenza, Vedendo le foto di quel terribile periodo e i ritratti di quei poveri, giovanissimi ragazzi, fucilati prima di vedere i 20 anni, e ai quali dobbiamo tutta la nostra libertà, non si trovano parole, che peraltro non servono, solo un grazie a chi tiene in vita queste istituzioni che ci aiutano a non dimenticare.

Dalla malga siamo ritornati al santuario, percorrendo 23 km con 1450 m di dislivello in poco meno di 8 ore.

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Punta Almana 1390 m

Sorpresi dalla prima neve, abbiamo optato per una passeggiata sui monti di casa, e ne è nata una bellissima gita sulla Punta Almana, abbiamo trovato un tempo stupendo e attraversato ambienti così diversi fra loro da lasciarci stupiti, malgrado la conoscenza delle nostre cime.

Partiti da Inzino (388 m), abbiamo preso il ripido sentiero 314, che con un bel percorso boschivo, risale il fianco sinistro della valle e raggiunge Malga Casere a 933 m e Ronchi di Casere a 1017 m,

quindi la vetta lasciando la sterrata all’indicazione del giro delle malghe.

Proseguito lungo le creste a nord, siamo scesi alla Forcella di Sale dal sentiero attrezzato 3VA, poi a sinistra della santella, il sentiero 290 fino a Croce di Marone, una sosta spuntino nella soleggiata area picnic e la discesa dal sentiero 315 nella valle d’Inzino, che incontrando il 316 della Valle della Lana ci ha riportato alla partenza,

Quet’ultima parte del percorso, merita di essere raccomandata per la bellezza e la varietà ambientale e per la ricchissima vegetazione. A tratti si ha l’impressione di trovarsi in un luogo esotico, in un mondo perduto, massi muschiosi, il torrente Re che lambisce i nostri piedi e un attimo dopo lo si vede decine di metri sotto in orridi impressionanti di rocce scoscese, cascate multiple e laghetti limpidi, un mondo da favola.

Percorsi 16 km in 7 ore con circa 1200 m di dislivello.

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Passo di Gole Larghe 2804 m

In una splendida e fredda giornata, siamo partiti dal parcheggio poco sopra il rifugio La Cascata in Val Paghera di Vezza d’Oglio e seguendo il ripido sentiero abbiamo raggiunto il rifugio e il lago Aviolo in poco meno di un’ora.

Da qui, prendendo a sinistra l’ex sentiro 35 ora 1 (Altavia), i primi del gruppo, erano al Passo delle Gole Larghe a quota 2804 alle ore 11.20.

Panorama bellissimo grazie anche all’atmosfera tersa, ma un vento gelido ha un po’ affrettato il proseguimento, scesi per la stessa via nel primo tratto, al bivio con il 35A, il gruppo si è diviso, metà è risalito al passo delle Plate a 2600 m e ridisceso al lago Aviolo passando dalla malga omonima e metà direttamente dalla via di salita.

Sono stati percorsi rispettivamente 13,5 km con 1850 m di dislivello in ore 8.15 e 9 km con 1350 m di dislivello in ore 7.30

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Monte Listino m 2750

Mercoledì 28 settembre 2016: gran giornata autunnale vissuta insieme alla Lega Montagna Uisp di Brescia, compiendo un percorso circolare (molto suggestivo) intorno al Blumone e allo Scoglio di Laione avendo come meta il monte Listino.
Partiamo dalla Piana del Gaver (m 1500 circa),  per l’itinerario n. 26  risalendo la valle del Caffaro su una bella mulattiera, superando il bivacco Blumone e passando anche di fianco ai ruderi di un ex ospedaletto militare. Sbuchiamo, infine, sopra il salto che difende il passo del Termine (m 2334), con numerose e diroccate fortificazione della Grande Guerra. Quindi, incrociamo poco dopo il sentiero n. 1 e continuando diritti, parallelamente alla cresta che scende dal m. Listino (m 2750), lo raggiungiamo alle ore 11.05.
Ritornati all’incrocio col sentiero dell’Alta Via dell’Adamello, lo percorriamo in direzione del passo di Blumone (m 2633): suggestiva è la visione del lago della Vacca, verso il quale scendiamo arrivando alle ore 13.45 al rifugio Tita Secchi.
Sotto la diga dell’invaso artificiale inizia l’itinerario n. 17 che ci porta alla partenza in meno di un’ora e mezza.I vasti panorami, l’asprezza del terreno e i mutevoli aspetti paesaggistici (in primo luogo le elevate rocce del Blumone e del Laione), ne fanno un grande itinerario escursionistico, impegnativo comunque per il dislivello positivo di circa 1500 metri, e per la distanza complessiva da percorrere (km 19).

Monte Laione (m 2757) e Monte Frerone (m 2673)

 

E’ cosi! quando si rinuncia (il mercoledì), per maltempo, il dì seguente la partecipazione è scarsa, essendo ognuno preso da altri impegni. Tanto che ci siamo ritrovati in sei per andare in Bazena, avendo come meta tanto cima Laione che il monte Frerone. Partiamo alle ore 7.30 dal rifugio Tassara (m 1802) avvolti da una fitta nebbia; fortunatamente si dirada allorchè passiamo la sella che immette nella vasta conca dominata dal m. Frerone. Il sentiero è il N. 1: l’Alta via dell’Adamello. Costeggiando il m. Cadino giungiamo al passo di val Fredda (m 2338). Quindi, per una mulattiera pianeggiante, perveniamo al passo della Vacca (m 2335) e al vicino rifugio Tita Secchi. Tenendo a sinistra il lago della Vacca, saliamo tra estese pietraie al passo di Blumone (m 2633) ore 10.30. Nebbia e sole altalenanti conferiscono alla montagna un aspetto severo. Lo sguardo s’allarga (per l’ultima volta) verso le vette circostanti, in primis verso la vicina cima di Laione (m 2757) che raggiungiamo alle ore 11.00.

L’altra meta dell’escursione: il monte Frerone, appare ad alcuni troppo distante ed impegnativa. Tanto che ci dividiamo… (e la cosa non dovrebbe ripetersi perchè non è bello separarsi in montagna). Tre ripercorrono il sentiero verso Bazena, mentre lo scrivente ed Aldo accompagnano “l’irriducibile” Antonio nella nuova e faticosa avventura. Calcando il sentiero Antonioli raggiungiamo cima Galliner (m 2576). Poi lunga discesa sulla mulattiera militare della Grande Guerra fino al passo Forcellino di Mare (m 2191) ore 13.10. Ed ancora verso il rifugio Gheza (m 2087) da dove ripartiamo alle ore 13,30 risalendo le “foppe di Braone” verso il passo del Frerone (m 2447). Ormai avvolti da una fitta nebbia, alle ore 14.52 siamo sul monte Frerone (m 2673). Restiamo solo il tempo di una foto: urge ritornare a valle. Ritroviamo il sentiero N. 1 al passo di Val Fredda e alle 16,30 terminiamo l’escursione a Bazena.

Dislivello positivo (primo gruppo1): m 1000 circa

Dislivello positivo (secondo gruppo) m 1600 circa. Distanza percorsa: km 22 circa. Durata escursione ore 9

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